La recensione su Appunti di un venditore di donne

di alan smithee

7 stelle

SKY CINEMA

"Vedi amico mio.... questo non lo capirai mai tu: credere in qualcosa fa passare in secondo piano non solo la vita degli altri.... ma anche la propria..".

Milano, fine anni '70. Le Brigate Rosse seminano morte a seguito di agguato che culminano col rapimento dello statista Aldo Moro.

Nei locali di lusso ed esclusivi della società che conta e vive di affari spesso illeciti, un'aitante Bravo si è da tempo inserito gestendo belle donne che impiega per intrattenere uomini di spicco, o comunque personaggi in grado di pagare somme ingenti per poche ore di relax e soddisfazione sessuale.

Un magnaccia? Si, indubbiamente, ma anche un uomo che non sfrutta donne contro la propria volontà, ma anzi fornisce loro i contatti giusti per guadagnare somme altrimenti impensabili, garantendosi un lauto compenso pure per se stesso.

L'incontro casuale con la bella Carla, che lo convince ad assumerla come sua nuova donna di piacere, spingerà Bravo ad addentrarsi in un tunnel che lo riporterà verso soluzioni rischiose non molto dissimili da quella che gli occorse da ragazzo, quando osò opporsi ad un boss per difendere la sua ragazza, e per tale motivo ci perse letteralmente gli attributi sessuali.

Tratto dall'omonimo complesso ultimo romanzo di Giorgio Faletti, che si è rivelato anche il migliore dopo l'impareggiabile opera d'esordio nella narrativa rappresentata dallo sfolgorante ed attanagliante Io uccido, Appunti di un venditore di donne si presenta come un buon adattamento.

Merito dell'affidabile regista Fabio Resinaro (già autore di progetti di aspirazione internazionale come Mine, co-diretto assieme a Fabio Guaglione, o inconsueti come il provocatorio DolceRoma), che, prima del recentissimo Ero in guerra ma non lo sapevo, si impegna in una trasposizione che convince soprattutto per l'efficace ambientazione di fine anni '70, in una Milano livida e piovosa percorsa da vetture d'epoca (spesso stupende) che ci rituffano in un cinema alla Umberto Lenzi del filone poliziottesco di quel periodo.

Nel cast corposo si segnala un valido protagonista, Mario Sgueglia, che presta con attinenza il proprio prestante fisico ad un personaggio affascinante e misterioso, che cerca di gestire con cura e intimità il proprio sconvolgente segreto.

Peccato che gli si richieda di sussurrare sempre, ostentando un timbro cupo un po' inverosimile e degno di Batman.

Lo affiancano un valido Paolo Rossi, il compianto Libero De Rienzo, la bella e brava Miriam Dalmazio, oltre ad un Michele Placido istrionico come d'abitudine.

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