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Yesterday There Were Strange Things in the Sky

Regia di Bruno Risas vedi scheda film

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La recensione su Yesterday There Were Strange Things in the Sky

di alan smithee
7 stelle

TFF 37 - ONDE

I misteri della realtà quotidiana che finiscono per lambire i confini di una fantascienza più esasperata e eccentrica, vista con l'occhio incredulo del passante che guarda e filma l'incredibile.

Il diario quotidiano del giovane Bruno vede il ragazzo costretto ad ambientarsi in un nuovo quartiere operaio addentro alla metropoli di San Paolo, ove la famiglia si trasferisce dopo che il capofamiglia si ritrova senza lavoro. 

In famiglia, oltre al padre disoccupato che passa il tempo a ristrutturare casa in mutande e canottiera, ecco una madre che lavora qua e là cercando di portare qualche entrata a casa; una sorella che si prodiga in lavori in nero sottopagati, ed una nonna anziana che sopravvive, più che vivere una vita indipendente.

Bruno invece, nullafacente, decide di filmare la quotidianità, almeno finché essa perde questa caratteristica dal giorno in cui la madre scompare dopo aver visto in cielo un disco volante, e si rifà viva qualche giorno dopo senza più essere in grado di ricordare nulla.

Bruno (Risas) è per davvero il regista ed il protagonista della vicenda, il ragazzo disoccupato e destabilizzato dalla nuova sistemazione che filma e documenta ogni singolo movimento nel film, e che contribuisce a fornire quel senso di amatorialità e di deliberatamente quotidiano e qualunque che è una delle caratteristiche più dirompenti del film: anzi la forza del piccolo progetto, in grado di trasformarsi a bruciapelo in un oggetto misterioso quasi quanto il disco volante - vero o fittizio che sia - che si presenta nei cieli come un abbaglio, creando amnesie e stati di confusione ancora più destabilizzanti della già poco promettente e galvanizzante realtà.

Interessante, spiazzante, anzi un film che ci spinge a tener d'occhio con un certo interesse questo giovane cineasta brasiliano dall'estro e dal coraggio piuttosto fuori dal comune.

Spazi aperti che ci illudono di offrirci ossigeno dopo le asfissianti riprese degli interni domestici, ma che in realtà celano solo la freddezza cupa di un ambiente ostile che pare refrattario ad ogni sentimento, quasi risultasse vittima di una silenziosa ed assorta colonizzazione aliena in grado di raggelare i sentimenti e rendere immuni da ogni tipo di emozione.

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