Regia di Clint Eastwood vedi scheda film
Steve Everett (un Eastwood che a settant'anni suonati non sfigura a petto nudo), giornalista con il debole per la bottiglia e le sottane, ha l'incarico di fare un servizio sulle ultime ore di vita di un condannato a morte di colore (Isaiah Washington), ristretto nella casa circondariale di San Quintin. Everett non impiega molto a fiutare la verità: il ragazzo, un bravo padre di famiglia, è innocente e soltanto una testimonianza decisiva potrà salvarlo dalla pena capitale. Per Everett diventa una corsa contro il tempo per salvare l'uomo. Povero Clint! Bollato per anni come reazionario, va a dirigere prima un film sulle molte facce della giustizia (Un mondo perfetto), quindi sul mondo dell'omosessualità (Mezzanotte nel giardino del bene e del male) e infine questo apologo antirazzista. Tornato, dopo il flop del film precedente, a un pregevole prodotto di genere che mescola dramma giudiziario, trama gialla e una gradevolissima dose di umorismo, Eastwood conferma il suo talento nella regia attraverso soluzioni indovinate soprattutto in fase di montaggio.
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