Regia di Philippe Harel vedi scheda film
Presentato al Festival di Cannes nel 1997, “La donna proibita”, è un film sullo sguardo e sulle parole. Chi guarda e chi parla è soprattutto un uomo, François, 39 anni, sposato, e chi è guardato e ascolta è soprattutto una giovane donna, Muriel (Isabelle Carré). Lei tenta di resistere, si sottrae, tenta di schivare l’immutabile raggiro della seduzione. Naturalmente, capitolerà e si innamorerà dell’invadente e insistente cacciatore di immagini e di cuori. Nascosto dalla macchina da presa - tutto il film è girato “in soggettiva”- il protagonista maschile, interpretato, per rendere la relazione ancora più pericolosa e teoricamente feticista da Philippe Harel, regista e sceneggiatore del film, persegue la sua strategia di corteggiamento e di conquista senza personaggi di contorno o sottotesti che possano distrarre dalla storia di una passione come tante, di un ordinario adulterio con le sue improvvise gioie e le altrettante improvvise défaillance. Gli spettatori sono rinchiusi e costretti a un’identificazione non desiderata in questa sintassi “in prima persona”. Muriel ci guarda, interdetta e incuriosita, ci sorride, si abbandona ai nostri occhi, piange anche per noi. Non possiamo né aiutarla né amarla. Possiamo soltanto testimoniare a suo favore contro lo sguardo di un predatore.
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