Regia di Philippe Harel vedi scheda film
"Che ne sarà di me?".
"François, non puoi parlare seriamente: sei sposato, hai un figlio, un lavoro, non puoi lamentarti. Sarai di nuovo quello che eri prima di me, tutto qui".
"Non sarà più la stessa cosa".
"Di questo tu sei il solo responsabile".
[Philippe Harel e Isabelle Carré]
Parigi. Muriel (Isabelle Carré) ha 22 anni e lavora in un'agenzia di viaggi: ad una festa conosce François (Philippe Harel), intrallazzatore immobiliare, sposato da dodici anni e con un figlio. Il film ha inizio nella macchina di François, che sta riaccompagnando a casa Muriel, rimasta appiedata per colpa di un'amica, dopo la festa. Arrivata a casa, Muriel lascia il proprio numero di telefono a François, che infatti, pochi giorni dopo, la richiama e la invita a pranzo. Muriel accetta, ma è subito chiarissima: non ha intenzione di impegnarsi con un uomo sposato. Però è curiosa, tanto quanto François è dialetticamente "subdolo":
"E tua moglie com'è?".
"Sai, dopo dodici anni di matrimonio, insomma... Ci capiamo e litighiamo raramente. Quello che ci lega è soprattutto David, però tra noi non è più come una volta. Ti dispiace se te ne parlo?".
"No, no, ti ho domandato io di parlarmene. Hai una foto con te?".
"No. Perchè, la volevi conoscere?".
"No, vederla. Solo questo...".
"Non saprei nemmeno che cosa dirti di lei. È stata molto bella e fa ancora una gran figura: porta molto bene i suoi anni".
"Tu la ami sempre?".
"Sì... Beh, diciamo che la questione non si pone più in questi termini: il rapporto fra di noi è diventato funzionale".
"Devo dire che se un giorno avrò un marito mi dispiacerebbe molto se dicesse questo parlando di me".
"Lo dici perchè hai 22 anni e credi nell'amore eterno".
"E tu no?".
"Sì".
"E allora?".
"L'amore è eterno, io potrei anche amare tutta la vita, ma non la stessa persona".
"Ma è orribile quello che dici!".
"No, perchè? E se io ti dicessi, così, tanto per fare un esempio, che mi sono un po' innamorato di te?".
"È solo un'ipotesi?".
"Non esattamente...".
"Mi infastidirebbe. E molto".
"Perchè non ti piaccio?".
"Perchè io... perchè non voglio fare ad un'altra quello che non vorrei mi fosse fatto".
"È una risposta prefabbricata...".
"Ed assai sensata".
"Proprio questo ti rimprovero: sei una persona sensata. Davanti ad un problema applichi una formula morale: lui no perchè è sposato".
"Ti pare sbagliato pensarla così?".
"Sbagliato o no, non è questo il problema".
"Beh, ma io trovo questo il vero problema".
"Benissimo, allora poniamo la questione in un altro modo. È che io non ti piaccio fisicamente o come persona?".
"No".
"Potresti pensare di fare l'amore con uno come me?".
"Se fossi libero può essere".
"E siamo al punto di prima...".
"Smetti di farmi queste domande se non ti piace come rispondo".
"Dovevi pur immaginare che un giorno o l'altro sarebbe sorto questo problema, no? Ma lo capisco, tu sei un po'... giovane".
"Un po' cretina... Su, puoi anche dirlo".
"Ingenua... Ma gli uomini li conosci. Carina come sei, sicuramente non è la prima volta che ti senti fare proposte del genere".
"Da parte di un uomo che ha moglie, sì!".
"Ma basta con questa moglie, non c'entra niente!".
"Ma sì che c'entra! Esiste... e per me cambia tutto".
"Ho voglia di toccarti. Posso prenderti la mano?".
"No".
"Nemmeno questo?".
"No".
"Perchè?".
"Perchè sarebbe un pericolo. E tra noi non può esserci altro che amicizia".
"Secondo te, noi ci vediamo perchè siamo amici?".
"Sono troppo cretina per essere tua amica?".
"No, che cosa dici, questo non c'entra niente... No, mi piace stare con te, mi piace ascoltarti, parlarti, partecipare eventualmente ai tuoi problemi, ma l'amicizia...".
"Non la meriterò mai...".
"L'amicizia è un sentimento che un uomo prova per un altro uomo perchè non può fare l'amore con lui. Io ti propongo un rapporto totale".
"Totale?".
"Sì".
"E tua moglie?".
"Mia moglie resta fuori da tutto questo".
"Ma, se un giorno tradirai tua moglie, non voglio che sia con me".
"È un peccato, un vero peccato. Avremmo potuto passare momenti molto teneri, molto belli, avrei potuto fare l'amore con te per ore: sei così bella".
"Sì, e saremmo obbligati a nasconderci, saremmo obbligati a mentire. No, non mi va di mettermi in quel giro".
"E allora che cosa facciamo?".
"Niente! Non so, quello che si fa normalmente: si resta amici. O, piuttosto, conoscenti, se preferisci".
"Bene. E, come conoscente, posso prenderti la mano?".
"La tua è una vera e propria ossessione!".
"Sì, ma non è una richiesta così esagerata, a meno che la tua mano non sia una zona altamente erogena... Allora? Pochi secondi soltanto...".
"Sì, d'accordo, vai...".
François le prende la mano, la stringe e la accarezza, le dita si sfiorano l'una con l'altra, Muriel sorride ed arrossisce. È l'inizio della loro storia d'amore: perchè Muriel, sebbene tenti con ogni mezzo di trasformarlo nell'intimo confidente di segreti ed esperienze, raccontandogli in dettaglio, ad esempio, i suoi primi incontri con Pascal, un suo timido spasimante di cui pensa di essersi innamorata, finisce per cedere definitivamente alle avances di François:
"Ce l'hai con me?".
"No".
"Sei pentita?".
"Non lo so".
"Fammi un sorriso".
"Sei contento... trionfante... Hai vinto".
"Ti amo".
"Stupidaggini".
"Sì, è vero, te l'ho già detto. Lo sai".
"Hai detto che sei un po' innamorato di me, non mi pare lo stesso".
"Perchè non ti conoscevo ancora bene. Adesso lo so".
"L'hai tradita molte volte, prima di me, tua moglie?".
"No".
"Sono sicura di sì".
"E allora perchè me lo chiedi?".
"Per vedere la tua faccia da bugiardo".
Muriel, l'inaccessibile "femme défendue" del titolo, è diventata l'oggetto dell'ossessiva passione di François: il loro rapporto, però, è un continuo lasciarsi e riprendersi, l'amore che dovrebbe unirli diventa nutrimento per gelosie ed incomprensioni, litigi ed improvvise riappacificazioni. Fino alla fine (ma è veramente una fine? Non lo sapremo mai: dopo un periodo di silenzio, infatti, François trova nuovamente il coraggio di cercare Muriel scrivendole una lettera) della loro storia.
La donna proibita, quinto lungometraggio, uscito a pochi mesi di distanza dal precedente Trekking, del parigino Philippe Harel, che cura anche l'adattamento della sceneggiatura firmata da Eric Assous, è un'opera di impetuoso rigore formale, interamente girata in soggettiva e sorretta dall'interpretazione straordinaria di una splendida Isabelle Carré. È lo stesso autore ad esserne il reale protagonista: nei titoli di coda, infatti, Harel diventa "io", Isabelle Carrè è "lei", la segretaria, la moglie e il figlio di François diventano, rispettivamente, "la mia segretaria", "mia moglie" e "mio figlio". Sono gli occhi di François, infatti, a coincidere con l'obiettivo (lo sguardo) della macchina da presa, che esplora il volto di Muriel, indagandone ogni impercettibile sfumatura, mentre ai loro dialoghi è affidato il compito di plasmare i caratteri e le psicologie dei personaggi e regolare le evoluzioni drammaturgiche della vicenda. Una vera e propria autopsia di un amore, un tour de force registico che scandaglia e seziona impietosamente sentimenti, passione, dolori, palpiti del cuore, finchè non ne rimane che uno scheletro di quasi "banale" evidenza, minuziosa cronaca di un tradimento rappresentato volutamente nelle sue più canoniche e comuni dinamiche comportamentali e negli ambienti più "adatti", tra bistrot e ristoranti, camere d'albergo e case di campagna, i viali, i parchi e i giardini pubblici della città, l'ufficio e la casa di François (da dove i due amanti parlano solo al telefono) e la casa di Muriel (dove, invece, si incontrano clandestinamente), magistralmente incorniciati dalle livide luci della suggestiva fotografia di Gilles Henry. La macchina da presa si libera dalla costrizione della soggettiva soltanto nel finale, quando François sta scrivendo la lettera a Muriel dopo cinque mesi di silenzio: anzichè mostrarci il foglio di carta, infatti, la macchina da presa oltrepassa (senza movimenti, solo cambi di inquadratura e stacchi di montaggio) il campo visivo di François perdendosi, finalmente libera, nei panorami della città sotto la neve. Pur nell'apparente canonicità dell'argomento affrontato e nella semplicità delle soluzioni drammaturgiche adottate per tradurne l'universale quotidianità sentimentale, La donna proibita resta un film complesso, ricco di sfumature, prezioso, assolutamente vitale.
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