Regia di Paul Auster vedi scheda film
Prima regia di Paul Auster, dopo la sceneggiatura di “Smoke” e la sceneggiatura e la co-regia con Wayne Wang di “Blue in the Face”, “Lulu on the Bridge” pare partire con il solito, quieto minimalismo che rappresenta un po’ il biglietto da visita dello scrittore newyorkese: un locale jazz immerso nella notte, i consueti scorci “normali” della metropoli, una storia d’amore in sottotono tra due tipi per nulla eccezionali (Harvey Keitel e Mira Sorvino), piccoli dialoghi sospesi tra lo scherzo e la malinconia. Su tutto, il dolore sotterraneo di vite che non si aspettano più tanto. E, appese ai muri, le foto di Ava Gardner, di Vanessa Redgrave, di Dorothy Dandridge, della mitica “Lulù” di Pabst. Poi però, la storia si aggroviglia su se stessa, mettendo in campo flash di un mondo desiderato e mai raggiunto, quasi di un Aldilà, approda in una Dublino azzurrata, tra rapimenti e interrogatori di un misterioso “angelo”. Peccato che il risvolto “parapsicologico” sia prevedibile, non troppo originale, né padroneggiato da Auster, che non caso all’inizio aveva pensato la storia per il “santone” Wim Wenders.
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