Regia di Paul Auster vedi scheda film
Un pò di tempo fa ero a fare shopping presso la Fnac di Genova (compro solo libri e dischi, rarissimamente dvd altrimenti mi ridurrei sul lastrico) quando intravidi in un angolo un libercolo firmato Paul Auster e subito mi vennero in mente le simpatiche immagini di "Smoke" e "Blue in the face" che tanti anni prima mi avevano conquistato. Fui lì lì per acquistarlo ma, in uno sprazzo di lucidità, ricordai di avere già una dozzina di romanzi in casa ancora da iniziare e lasciai perdere. Oggi invece m' imbatto nel vero lungometraggio del suddetto autore e devo dire di esserne rimasto piuttosto affascinato. "Lulu on the bridge" non è certo un capolavoro od un film perfetto, anzi, i difetti di questa pellicola sono molteplici, alcuni forse intollerabili ma, nel complesso, ha fascino da vendere. Senz' altro pretenzioso, forse incompiuto, ricchissimo di contenuti e sottotesti, perfettamente interpretato da anti-stars dello showbiz, mette in scena una storia d' amore romantica, mistica, surreale che difficilmente può essere razionalizzata. Izzy, sassofonista jazz interpretato da un sempre grande Keitel, rimane gravemente ferito durante uno show a seguito di un insano gesto compiuto da uno squilibrato. Risvegliatosi senza un polmone e quindi senza musica, scivola lentamente verso una sorta di apatia che lo porta una sera a ritrovare una strana pietra che, in circostanze quasi inspiegabili, lo conduce a sua volta dritto a quello che sarà l' ultimo grande amore della sua vita : una giovane cameriera che sogna di fare l' attrice e che ha le sembianza di un' incantevole Mira Sorvino. La relazione che segue fra i due ha contorni tutt' altro che reali e l' improvvisa entrata in scena di un personaggio ambiguo e misterioso (aggettivi che calzano sempre a pennello su Willem Dafoe), in cerca della pietra, non farà altro che complicare e ribaltare nuovamente la vicenda per arrivare poi ad un finale aperto a più interpretazioni. Una curiosa ipotesi sull' aldilà ? Una metafora sulle seconde possibilità ? Una riflessione sull' esistenza del destino ? A caldo non so ancora scegliere, forse niente di tutto ciò. Quel che è certo è che, fra dialoghi e riprese apparentemente nonsense, una messa in scena quasi teatrale ed un curioso utilizzo di luci e fotografia, il film di Auster trasmette e suggerisce ben più di quello che poi effettivamente offre visivamente allo spettatore. Magari, la prossima volta che faccio shopping, provo a comprarmi anche uno dei suoi scritti, non si sa mai.
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