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Ohong Village

Regia di Luke Lungyin Lim vedi scheda film

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La recensione su Ohong Village

di alan smithee
7 stelle

TFF 37 - TORINO 37

Tornato al nativo paesello di pescatori ed allevatori di ostriche in cui è nato con il presupposto di partecipare alle nozze della sorella, un giovane trentenne che tutti credono sia riuscito a sfondare nella capitale Taipei, nasconde invece in quel ritorno un cocente fallimento che lo avvilisce ed imbarazza in modo evidente.

Il padre se ne accorge presto, ed altro non gli viene se non rinfacciare al figlio il fatto di non essersi voluto adattare a prendere le redino del pur duro lavoro di famiglia, ovvero l'allevamento delle ostriche, attività che rese bene al nonno di costui, ma che ora sta attraversando un periodo di crisi anche a causa della scarsità del prodotto.

Ritrovatosi con un esagitato ed allegro amico del cuore, il ragazzo lo aiuterà dapprima a partire con un progetto turistico inerente un battello per trasporto turisti, finendo poi per incoraggiarlo a partire pure lui per la città, avviato verso un successo che tutti sperano, molti annunciano, e pochi realmente raggiungono.

L'opera prima del regista taiwanese Luke Lungyin Lim affronta di petto il fallimento di un sogno di riscatto e di successo che vede il soccombente far ritorno mestamente al proprio lido natio.

Girato con colori pastosi e riprese che paiono a tratti di stile documentaristico, il film si sofferma sui particolari riti propiziatori e scaramantici a cui le popolazioni locali si affidano per coadiuvarsi nella presa di posizione relativa a nuove scelte di vita, imprenditoriali quanto affettive, che espongono chi le prende ad evidenti rischi di eventuale insuccesso.

Ed il film, povero ma intenso soprattutto per quanto attiene allo studio introspettivo del protagonista e dei suoi familiari ed amici, offre un quadro realistico della vita locale anche grazie a scenari ed inquadrature davvero suggestive, ma anche uno studio approfondito delle sfaccettature caratteriali di una classe popolare sottoposta alle incognite insondabili di una natura a volte inclemente e inflessibile, oltre che esposti alle mille variabili di natura economica e congiunturale che gravano sulla piccola imprenditoria in generale.

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