Regia di Adrian Garcia Bogliano vedi scheda film
Adrián García Bogliano, regista spagnolo attivo in Messico e Argentina, celebre per l'horror "Here comes the Devil" (2012), decide di imitare il Peter Strickland di "Berberian sound studio". Cambia cioè genere, puntando a mettere in scena ambientazioni e tematiche psichedeliche d'antan. Ne esce un film inguardabile.
Stoccolma. Celeste (Felicia Jankell) incontra la sorella Isa (Erica Midfjäll), sorpresa di trovarla soddisfatta sul posto di lavoro. Entrambe vengono da un lungo periodo di crisi, ma Isa racconta di aver tratto enorme benefici, in grado di farle fare veloce carriera, dall'ascolto di" Magnetic hypnosis", un disco in vinile di auto-aiuto inciso negli anni '70. Celeste quindi decide di seguire il suggerimento di Isa nel tentare questa stravagante terapia ma, poco tempo dopo aver ascoltato il disco, sperimenta incomprensibili e angoscianti allucinazioni. Più tardi, impara che anche Isa è tormentata da un doppelgänger (un fantasma - o doppio - di se stessa). Le due sorelle decidono di risalire alle origini del disco, incontrando Lena (Christina Lindberg), la figlia del "ricercatore" che in passato aveva realizzato il misterioso LP.
"È solo attraverso il magnetismo che puoi raggiungere il tuo pieno potenziale come individuo. Potresti chiederti, allora, cos'è il magnetismo? I termini magnetismo e ipnosi sembrano essere gli stessi, ma non lo sono. Sebbene ci siano somiglianze, sia nel metodo che nei risultati, l'ipnosi si basa esclusivamente sulla capacità del soggetto di essere ipnotizzato, cioè di cadere in trance, in base alla propria suggestione. Mentre il magnetismo non ha bisogno di un individuo suggestionabile. Il magnetismo si basa sulle capacità del magnetizzatore."
(Voice over nel prologo)
Dopo anni di assenza, Christina Lindberg [1] torna sulle scene, non solo in ruolo d'attrice, ma addirittura coinvolta nella produzione. Peccato che abbia creduto nel progetto di Adrián García Bogliano, regista di origine spagnola ma principalmente attivo in Messico e in Argentina, con in curriculum una discreta serie di lungometraggi non proprio esaltanti. Black circle è frutto di coproduzione internazionale, con Messico e Svezia (nazione della Lindberg) in prima fila, ma con modesti contributi - trattandosi di un low budget - in arrivo da mezzo mondo, cioè anche da Stati Uniti, Gran Bretagna, Finlandia e Italia (collabora per l'occasione Simone Starace, in passato coinvolto in tale ruolo per alcune opere dirette da Gabriele Albanesi). Adrián García Bogliano è celebre per aver diretto un paio di film, parimenti a questo, indifendibili ma perlomeno divertenti. Cose folli e stravaganti tipo Here comes the Devil (film quasi rifatto a tempo di record come Speak no evil), contraddistinte da dialoghi penosi e sceneggiature inseguibili ma che appaiono, al confronto con Black circle, veri e propri capolavori. In questo caso infatti Bogliano (autore a tutto campo, anche dei testi) abbandona lo splatter e l'horror, cercando di imitare, senza averne il minimo talento, Peter Strickland, ossia sembra essere orientato a rievocare un'atmosfera psichedelica anni Ottanta, giocando confusamente sul potere della parola e sull'impianto sonoro. Prende cioè spunto da Berberian sound studio (per la traccia audio dagli effetti subliminali inattesi) e da In fabric (per il montaggio con filtri, sovrimpressioni e per le scenografie d'antan). Trascorsi venti minuti, abbastanza interessanti, Black circle sprofonda nel mediocre e addirittura, dal secondo tempo in poi, nell'incomprensibile tirando in ballo ipnotismo, magnetismo, sensitivi e non meglio definite entità (doppelgänger, Supremi e Antichi).
Recitato senza troppa convinzione da attori e attrici persi su un set caotico, appesantito da dialoghi scadenti e imbruttito da una cinematografia amatoriale (la macchina da presa è sempre in movimento, creando una fastidiosa sensazione di sbilanciamento visivo), Black circle riesce a offrire il peggio anche nella composizione della snervante colonna sonora. Come se non ci fosse limite alla poca cura d'insieme, Bogliano non trova nulla di meglio - lanciandosi nell'immancabile omaggio/citazione - che riportare alla luce il manifesto (attaccato alla parete nella camera di Isa) di un tremendo film di fantascienza, ovviamente svedese, del 1959 uscito nelle nostre sale come Terrore sotto il sole di mezzanotte (Terror in the midnight sun, Virgil W. Vogel). Presentato in anteprima, in presenza della stessa Lindberg, al "Fantafestival" di Roma (edizione 2019), Black circle è stato rilasciato in Svezia, Spagna, Nuova Zelanda, Russia, Messico, Stati Uniti, Francia e Regno Unito, restando significativamente inedito in Italia.
NOTA
[1] Classe 1950, la Lindberg (sotto, nella foto) è diventata celebre, in particolare, grazie a due titoli interpretati in ruolo da protagonista nel 1973: Bocca di velluto (Torgny Wickman) e Thriller - A cruel picture (Bo Arne Vibenius).
"Guardò l'ultima luce condensarsi nel quadrante dell'orologio, e il quadrante trasformarsi da tondo orifizio nella penombra a disco sospeso nel nulla, il caos originale, e di nuovo trasformarsi in uno sfera di cristallo che nelle sue immobili, misteriose profondità conteneva il caos ordinato del mondo intricato e indistinto sui cui fianchi sfregiati le antiche ferite roteano a folle velocità verso la tenebra entro la quale si appostano nuove sciagure."
(William Faulkner)
Trailer
F.P. 16/07/2022 - Versione visionata in lingua francese (durata: 101'34")
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