Marta Colombi è una donna divorziata e a capo della sicurezza di una società che commercia in diamanti. Marta è anche stata da poco licenziata dalla nuova proprietà della sua azienda ma non per questo si rifiuta di compiere una consegna di diamanti già programmata e con destinazione Dubai. La sera che precede la sua partenza Marta e sua figlia Elena vengono aggredite in casa, legate e rinchiuse in uno sgabuzzino.
Un mix di thriller in stile anglo americano, con continue citazioni da film d’azione, ma senza il medesimo pathos capace di sprigionarsi nelle pellicole d’oltreoceano, e un manipolo di protagonisti fra i quali spicca Stefania Rocca, desiderosa di misurarsi con un genere che le potrebbe calzare su misura ma al quale non riesce ad aggiungere nulla di più di un’interpretazione di pura maniera, ovvero senza particolari colpi istrionici forse impossibili da domandarle. Questa è la rapida sintesi di una pellicola che nemmeno la capacità di un comprimario come Fortunato Cerlino, attore di tv e soprattutto teatro riesce a rivitalizzare. Il pontederese Felleri genera una sequela di colpi di scena a volte forzati a volte più riusciti, ma che senza un protagonista capace di farne buon uso diventano sterili in mano a un cast poco espressivo. Pellicola disponibile dalla fine di aprile sulla piattaforma SKY Cinema e film che rappresenta un vero peccato per un’occasione persa e nata sotto i migliori auspici ma che alla fine ci si dimentica senza colpo ferire.
Sì, condivido. E in più c'è qualcosa che non mi convince. Se il piano non avesse avuto quel paio di intoppi (la figlia che riconosce il morso nella mano di Cerlino, e il fidanzato Luca che irrompe nella scena), quale esito avrebbe avuto l'intero l'impianto? Ovvero, quale ruolo finale avrebbe avuto il personaggio di Cerlino? L'avrebbero fatto fuori? Gli avrebbero dato una parte del malloppo? (ma in quest'ultimo caso, non sarebbe stato necessario mettere in piedi tutta la messinscena, bastava coinvolgerlo fin dall'inizio ed escogitare un piano diverso).
In altre parole, a me pare che la sceneggiatura si autocompiaccia troppo nel riuscire a trovare il bandolo della matassa proprio in ciò che di imprevedibile accade nello svolgersi del piano, come se il piano iniziale fosse effettivamente stato ideato proprio prevedendo l'imprevedibile, senza troppo stare a preoccuparsi a spiegare (o a far intuire o indurre) allo spettatore come si sarebbe favorevolmente concluso il tutto se fosse andata per come progettato.
Per favore qualcuno me lo spieghi.
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Sì, condivido. E in più c'è qualcosa che non mi convince. Se il piano non avesse avuto quel paio di intoppi (la figlia che riconosce il morso nella mano di Cerlino, e il fidanzato Luca che irrompe nella scena), quale esito avrebbe avuto l'intero l'impianto? Ovvero, quale ruolo finale avrebbe avuto il personaggio di Cerlino? L'avrebbero fatto fuori? Gli avrebbero dato una parte del malloppo? (ma in quest'ultimo caso, non sarebbe stato necessario mettere in piedi tutta la messinscena, bastava coinvolgerlo fin dall'inizio ed escogitare un piano diverso).
In altre parole, a me pare che la sceneggiatura si autocompiaccia troppo nel riuscire a trovare il bandolo della matassa proprio in ciò che di imprevedibile accade nello svolgersi del piano, come se il piano iniziale fosse effettivamente stato ideato proprio prevedendo l'imprevedibile, senza troppo stare a preoccuparsi a spiegare (o a far intuire o indurre) allo spettatore come si sarebbe favorevolmente concluso il tutto se fosse andata per come progettato.
Per favore qualcuno me lo spieghi.
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