Regia di Mario Bonnard vedi scheda film
Fischio, un orfanello, viene affidato a Nino, poco di buono. Durante una rapina il piccolo rimane ferito e se ne occupa Anna, l'amante di Nino, donna moralmente ancora non compromessa. Mentre il piccolo si affeziona a lei come a una madre, Anna viene erroneamente accusata di essere l'autrice del furto.
Mario Bonnard, avendo cominciato a girare in piena epoca del muto, nel 1955 poteva oramai vantare una carriera quarantennale alle spalle; modesto artigiano dedito al cinema popolare - nel senso più nobile del termine -, con La ladra il Nostro scrive (insieme a Nino Novarese) e dirige un melodramma colmo di emozioni forti (quanto facili), personaggi lineari (e perciò stereotipati), con una morale chiara e positiva, alla quale non può in alcun modo sfuggire il lieto fine. Scritta attorno al personaggio di Fischio, un orfanello innocente che si ritrova in mezzo a una combriccola di delinquenti, la storia ha in realtà in Nino e in Anna i suoi due principali focus (e i due personaggi maggiormente strutturati), tanto che il titolo deriva a tutti gli effetti da quest'ultima; apprezzabile il cast, che vede fra gli interpreti Lise Bourdin, Fausto Tozzi, Saro Urzì, Carlo Delle Piane, Lauro Gazzolo e il piccolo Piero Giagnoni, che comparve in parecchie pellicole dai primi anni Cinquanta e per il decennio successivo; in un ruolo 'dei suoi', irresistibile barista romanesco, c'è anche Memmo Carotenuto. Non scontata la scelta del colore (fotografia di Tino Santoni); Bonnard, ormai prossimo alla settantina, lungi dal volersi ritirare l'anno successivo tornerà sul grande schermo con Alberto Sordi, in Mi permette babbo!. 3/10.
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