Regia di Nino Manfredi vedi scheda film
Una decina di anni dopo il primo lungometraggio che lo aveva visto regista (“Per grazia ricevuta” - 1970), Nino Manfredi torna dietro la macchina da presa per raccontare le vicissitudini di Sandro, un meccanico romano trasferitosi a Venezia al seguito della moglie Laura, la quale ha ereditato dal padre una bella e antica libreria. I rapporti tra i due non sono brillanti, ma neppure sull’orlo della rottura, fino a quando Sandro non scopre per caso la fotografia di una donna nuda in cui crede di riconoscere la consorte. Nel corso delle sue indagini tese a scoprire l’arcano, si imbatte in una prostituta veneziana, sosia perfetta di Laura. Sempre più confuso, il Nostro arriva a domandarsi se non sia la stessa moglie a travestirsi, raggirandolo per benino. Finale aperto e originale, che non va anticipato. Il film presenta molti pregi e qualche difetto. Parte molto bene, con Nino Mafredi in splendida forma, che strappa più di una risata e sembra a proprio agio nel recitare insieme ad una dignitosa Eleonora Giorgi. Poi, ho temuto che qualche cosa si inceppasse, a causa di qualche lungaggine e qualche scena poco credibile (Sandro, in pieno inverno, rimuove lenzuola e coperte per osservare il corpo nudo della moglie dormiente e quest’ultima non si accorge di niente!). L’incontro con la sosia di Laura arriva però al momento giusto e si rivela una trovata vincente. Se con “Per grazia ricevuta” Manfredi si era già cimentato in un racconto dai toni piuttosto autoanalitici, qui il taglio decisamente psicoanalitico è scoperto, con alcune battute e messaggi diretti a chi ne conosce lo specifico linguaggio. Ottime, da questo punto di vista, le interpretazioni di Carlo Bagno e George Wilson, grandi e convincenti attori sottoutilizzati nelle loro rispettive carriere. Ci sono infine le immagini di Venezia e del carnevale. Ricordo quanto fossero sporche le acque della laguna in quegli anni. Nel film si vede e Nino Manfredi non perde l’occasione di lanciare qualche frecciata sarcastica e tipicamente romanesca su caos, rifiuti, topi, umidità e quant’altro. “E la chiamano Serenissima!”, esclama ad un certo punto...
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