Regia di Claudio Bigagli vedi scheda film
Siamo in Toscana, terra di matti e spiriti liberi. Come Camillo, un trentenne candido e innocente che non parla, vede il mondo in bianco e nero e vive con due anziani marionettisti che lo raccattarono chissà dove. Camillo (Bigagli) è un sognatore convinto di provenire da mondi lontani, forse dal Medioevo: un “visitatore” a cui piace indossare corazze ed elmi e andare nei boschi a combattere le sue privatissime battaglie. Il suo migliore amico è un ragazzo down, figlio del maresciallo del paese, l’unico che sembra dar retta alle stralunate e apparenti corbellerie di colui che, per molti, è solo il classico scemo del villaggio. Ma, improvvisamente, i genitori adottivi di Camillo muoiono e con loro, anche la corte di amici che attorno gravitava (e l’episodio del “suicidio di gruppo” è una trovata alla “Arsenico e vecchi merletti”): il trauma gli farà riacquistare la vista a colori e la parola: doni che lo lanceranno verso una nuova vita in cui ci sarà posto per l’amore in quell’altro luogo più volte agognato ed evocato. Il paesino del carrarese dove si svolge la vicenda non è Pleasantville, ma identica è la follia che lo pervade. Un’opera prima italiana finalmente “altrove”.
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