Regia di Claudio Bigagli vedi scheda film
Bigagli è uno degli attori più simpatici del panorama cinematografico italiano: protagonista della "Bella vita" (1994), il miglior film di Virzì, non si è mai dato arie da divo, interpretando, grazie alla sua faccia affilata e sofferente, personaggi minori, dimessi, talvolta disperati, ma vitali. Qui esagera. Fa il minorato di paese come "Ivo il tardivo" (1995) di Benvenuti, tentando la strada della follia per raggiungere la poesia alla maniera dell'ultimo Fellini della Voce della luna (1990) e inserisce un down come Benigni in "Johnny Stecchino" (1991).
A parte il fatto che non si capisce cosa voglia dire, se si esclude il messaggino ad essere sé stessi chiunque si sia e da dovunque si provenga, abbiamo una favoletta né molto poetica né tantomeno divertente su un minorato psico-fisico che in seguito ad uno choc riacquista come per miracolo la ragione, la favella e la visione a colori. Ma il miracolo del "Guerriero Camillo" non ha un millesimo della forza drammatica di quello di "Ordet", e dopo questa scena il film diventa inutile, già visto e a tratti irritante. Bigagli vorrebbe creare un personaggino che abbia in sé la grazia dell'omino inventato da Chaplin novant'anni fa, ma riesce solo ad essere patetico. Questa volta nemmeno la parlata toscana di Monni riesce a muovere al riso, ed anzi sarà un bene se il vernacolo si prende una bella vacanza dagli schermi cinematografici. Dopo le indigestioni di pieraccioni e panarielli vari, non se ne può davvero più.
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