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Soul

Regia di Pete Docter, Kemp Powers vedi scheda film

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La recensione su Soul

di ilcausticocinefilo
10 stelle

 

Ci voleva Docter (un cognome, una garanzia). Ci voleva il regista di Monsters Inc., Up e Inside Out per resuscitare l’agonizzante carcassa della Pixar (ormai da qualche anno in penuria di forza e idee), ci voleva lui per fare un ulteriore, effettivo, passo “avanti” (ed ogni riferimento ad Onward è da intendersi come puramente casuale…). O – al livello minimo – per ritornare ai fasti del passato.

 

Se forse non è un capolavoro, di certo Soul è un’autentica sorpresa, una più che benvenuta (si perdonerà il pleonasmo retorico in arrivo…) “ventata d’aria fresca”. Un gioiellino. Originale nel suo genere – ovvero, in quanto film d’animazione – per tematiche e realizzazione; sorprendente in assoluto – ovvero, a prescindere dal genere.

Difatti, se ai più piccoli garantisce comunque la giusta dose di comicità e siparietti spesso esilaranti “di routine”, è agli adulti che in linea di massima si rivolge, ovvero in altre parole quasi sicuramente sarà ai più grandi che si risolveranno a vederlo che riserverà le vere chicche, regalando le suggestioni e le emozioni più variegate e disparate, nonché inaspettate.

 

 

scena

Soul (2020): scena

 

 

Il nuovo – geniale – lungometraggio di Docter s’afferma ben presto come una delle migliori opere d’animazione degli ultimi tempi, un semi-capolavoro di “levità e messaggio”.

All’interno d’una cornice animata inventiva e “sognante” (come detto perfetta anche per i bimbi, senza mai scadere nell’infantilismo), via via che passano i minuti si palesa sempre più la volontà di costruire un discorso organico e affatto scontato, di farsi portatori d’un messaggio che si potrebbe definire “edificante” (nel senso migliore del termine, alla larga da moralismi, retorica e banalizzazioni). Messaggio apparentemente a rischio semplicismo e invece al dunque capace di arrivare a sfiorare (se non direttamente toccare) la poesia.

 

Soul, in estrema sintesi, intende focalizzare l’attenzione dello spettatore su una semplice verità: “il senso della vita è la vita” (per usare le parole d’un eminente “statista”…). Bisogna vivere, evitando d’apporsi da soli le catene delle propria rovina; le catene dell’indifferenza, dell’insofferenza, dell’atterrimento, della noia, dell’insoddisfazione, dell’eterna illusione. Meglio ancora, è necessario imparare a vivere: a sopportare anche le fatiche e le delusioni, a non lasciarsi appunto abbattere, a non “arroccarsi” – rischiando di tramutare le passioni in cieche ossessioni – finendo in definitiva per perdere di vista ciò che è davvero importante, ciò che alla fine si ha e si manca sovente di riconoscere per il suo valore intrinseco: la vita stessa.

 

 

scena

Soul (2020): scena

 

 

Ma quello è semplicemente vivere” dice ad un tratto (come a sottolinearne la futilità e l’insignificanza) Joe ad una insolitamente estatica “22”, la quale ha appena provato alcuni di quei piccoli piaceri che talvolta regala la vita su “questo infernale pianeta”. Che sono poi quelli che la rendono “piena”, profonda, emozionante, significativa: il “semplice” rapportarsi cogli altri, il commuoversi per i cangianti colori della primavera, per quel profumo di pizza appena sfornata, il passeggiare placidi tra la folla, l’ascoltare sereni una bella melodia, il ridere in compagnia…

Ecco, intende dirci il film, è proprio questo, che conta. Sono (anche o soprattutto?) i piccoli momenti, le piccole cose. L’esistere “al pieno delle proprie potenzialità”, non il trascinarsi stancamente attraverso l’esistenza, magari in attesa di quel “di più”, d’un “qualcosa” che infine la renda “davvero degna” d’essere vissuta, in attesa del grande debutto, della grande occasione, nello show business come in qualunque altro business. In eterna attesa, in eterna aspirazione di quel qualcos’altro, finché non ci si accorge (ma quando ormai è già troppo tardi) di essere arrivati al capolinea e di aver sprecato tutto il proprio tempo.

 

 

scena

Soul (2020): scena

 

 

Sì. Il 23° lungometraggio Pixar è poesia, pura poesia. Un’ennesima ragguardevole tappa nella filmografia della casa californiana, da porre lassù tra i più alti risultati mai conseguiti, insieme ad altri indimenticabili film del calibro di Up, Wall-E, Gli Incredibili, Monsters Inc. e via discorrendo.

In epoca di lockdown, distanziamenti, mascherine e circospezione, si potrebbe aggiungere Soul arrivi tra l’altro con perfetto tempismo. A ricordarci come vi siano ancora, forse, buoni motivi per sperare. Sperare, non dimenticandosi nel frattempo di vivere, a dispetto delle avversità.

 

E – d’altra parte, al di là della narrazione – da un punto di vista tecnico l’opera conferma per l’ennesima volta l’inarrivabile abilità degli animatori Pixar, dimostrandosi un susseguirsi pressoché ininterrotto di ambienti e personaggi memorabili (da citare almeno le figure dei “consulenti” che paiono uscite dritte dritte da un quadro di Picasso e le consistenze “impalpabili” delle anime, senza dimenticare – ovviamente – il gatto), animati con perizia e maestria tali da far sì che – ad esempio – nelle scene “al di qua” sembri quasi di trovarsi realmente per le strade di New York in compagnia dei protagonisti. Ma numerosissimi sono gli sprazzi “visionari” (vedasi quella che potremmo definire la versione animata e “high-tech” della “stairway to heaven” Powell-Pressburgeriana) e le invenzioni comiche (impagabile, per dire, il “segugio” Terry che sbaglia bersaglio precipitandolo per breve tempo “all’Altro Mondo”). Imprescindibili anche i contributi resi dai compositori (Batiste per le partiture jazz; Reznor e Ross per le elettroniche "da Aldilà") e dai doppiatori (più che convincenti).

 

 

scena

Soul (2020): scena

 

 

In conclusione, se il breve incipit fatica un poco a trovare da subito il tono e il ritmo giusti, dal momento della “fragorosa caduta” in poi Soul si tramuta in un vortice di fantasmagorie visive e trovate esilaranti (menzione speciale per i “mistici senza frontiere”), di divertimento e poesia, commozione e riflessione, in un tripudio d’animazione travolgente e avvincente.

Quindi se non è un capolavoro, certamente il film di Docter (e Powers) ci va maledettamente vicino, risollevando per il “breve” tempo in cui illumina lo schermo al contempo gli animi degli spettatori e le sorti (artistiche) dello studio d’animazione che lo ha prodotto. Pertanto, bando alle ritrosie e che cinque stelle siano. E – tra parentesi, momento scongiuro – speriamo la Disney non ritorni a far danni in futuro…

 

 

scena

Soul (2020): scena

 

 

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