Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Tornano gli orrori del Bates Motel. Tornano la paura senza nome di Marion Crane, massacrata nella doccia da una vecchia madre impazzita di gelosia, e la sorpresa agghiacciata del detective Arbogast che scivola all’indietro sulla scala mentre il coltello si protende sulla sua faccia. Su tutto, stride la musica di Bernard Herrmann, riarrangiata da Danny Elfman. Operazione filologica in senso stretto, quella di Gus Van Sant: rifare “Psycho”, praticamente inquadratura per inquadratura, movimento di macchina per movimento di macchina; infatti la costruzione visiva degli effetti speciali terrificanti di Hitchcock (il montaggio spezzato della scena della doccia, lo zoom più carrello della caduta di Arbogast), per quanto realizzata elettronicamente nella nuova versione, è identica. Così, Anne Heche (sempre un po’ fastidiosamente prima della classe) e Vince Vaughn (bravo) mimano, vezzo per vezzo, le interpretazioni di Janet Leigh e Anthony Perkins. Quanto al colore, la scelta di Van Sant e del direttore della fotografia Chris Doyle è correttamente caduta sui toni anni ’50, come “Caccia al ladro” o “Intrigo internazionale” di Hitchcock. Proprio perché identico al primo (tranne un paio di inserti e un accenno di masturbazione), “Psycho” è bello e pop.
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