Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Psycho di Gus Van Sant dovrebbe, in teoria, brillare di luce riflessa; in pratica non proprio. Il confronto, infatti, lo regge poco sotto vari aspetti. Per quanto A.Heche (Marion Crane nel film) si impegni non poco a scimmiottare J.Leigh è inevitabile che faccia rimpiangere quest’ultima. La coppia Moore-Mortensen mi è sembrata mal assortita. La nota di colore (per quanto un po’ anticato, onde evocare il tempo che fu) mi pare abbia (paradossalmente) “slavato” un po’ la suspense. E, poi, non capisco proprio perché talune scene le si abbia volute girare esattamente alla maniera di 50 anni fa (o - seppur con una tecnica diversa - comunque con modalità tali da ricreare scene del tutto identiche) nonostante, viste con gli occhi di oggi, appaiano abbastanza ridicole (la caduta di Arbogast dalle scale su tutte). In compenso (i da me sempre apprezzati) V.Vaughn e W.H.Macy li ho trovati quasi perfetti nei rispettivi ruoli (dando prova di saper spaziare fra generi anche diversissimi fra loro).
Ora, non era certo facile cimentarsi con un remake (pardon: “riproduzione” o - alla FilmTV - “operazione filologica in senso stretto”) di uno dei thriller più celebri e più riusciti di sempre e, in effetti, non si può dire che Van Sant abbia fatti un “tonfo” nell’acqua. Un buco, però (almeno un “buchetto”), quello sì; sicchè, visto il risultato, la domanda sorge spontanea: ma ce n’era davvero (e sottolineo “davvero”) bisogno?
Per chi non ha mai avuto la possibilità di gustarsi l’originale, forse sì.
Per tutti gli altri… decisamente no.
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