Regia di Gus Van Sant vedi scheda film
Gus van Sant osa rifare Hitchcock, ma non sfigura.
Per essere un rifacimento, devo dire che non è niente male, infrangendo in tal modo la legge quasi assoluta per questo tipo di operazioni. E' quasi inevitabile, però, basare il giudizio sul paragone tra i due film.
Gus van Sant rifà il film di Hitchcock in modo fedele e – giustamente – riproduce, in particolare, pari pari certe geniali sequenze dell'originale del maestro inglese. Mi riferisco in particolare a quella del poliziotto con gli occhiali da sole che fa scomode domande alla spaurita protagonista. Tra l'altro, questa è secondo me la scena migliore dell'originale, e non la troppo citata scena della doccia.
A differenza del primo Psycho, la parte più tesa della pellicola è la seconda, merito dei dialoghi (ottimo quello di Norman col detective privato) e della resa degli interpreti (soprattutto una brava Julianne Moore).
Continuando con gli interpreti, va rilevato che Vince Vaughn non è così adatto al ruolo come Anthony Perkins, perché non riesce rendere tangibile, come faceva il secondo, la follia repressa all'interno del personaggio, follia che sbuffava fuori sotto forma di tic e un palpabile nervosismo nei modi di fare. Il Norman di questo film se la cava, ma quanto a pazzia si limita a fare dei sorrisetti falsi e un po' isterici. Anne Heche (la ladra), dal canto suo, è forse un tantino troppo buona e innocente, rispetto all'ambigua Janet Leigh del primo film.
In generale, lo si guarda volentieri, è girato bene, ma forse il primo Psycho vince un po' il fascino.
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