Regia di Emmanuelle Bercot vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 74 - FUORI CONCORSO
Morire quasi sempre è un atto ingiusto, difficile da accettare soprattutto quando avviene attraverso una malattia che presenta un decorso senza scampo. Accettarne le conseguenze e gli effetti non è affatto un processo scontato o facile da poter essere gestito, e non solo dall'interessato, bensì anche da chi gli vive vicino o gli ha voluto bene.
ad un attore ed insegnante di recitazione di mezza età, in crisi come padre di famiglia e marito, viene diagnosticato un tumore allo stadio terminale.
Nonostante le cure in un centro specializzato condotto da un medico scrupoloso ed umanissimo, la gestione di un evento come la fine, che per lui sarà inevitabile e non senza costringerlo ad un calvario di sofferenze solo addolcite dai palliativi delle cure previste, lo porterà almeno a riabilitarsi come padre, e forse anche come figlio di una madre che ha sempre stentato a considerare come una sincera confidente.
Difficile poter sostenere il melodramma devastante che sorregge il nuovo film di Emmanuelle Bercot, da sempre regista sopravvalutata, ma qui insopportabile nel altalenarsi in bilico tra melò e commedia umana.
E tra dottori canterini come usignoli, e malati che sembrano "amleti" shakespeariani, il film si sciorina in situazioni come minimo imbarazzanti, rendendo vani i tentativi pure lodevoli dei due bravi Benoit Magimel, sottoposto per la parte ad una cura dimagrante che esteticamente gli giova assai, e la ritrovata Catherine Deneuve di risollevare le sorti della sceneggiata incresciosa in cui finisce per sintetizzarsi tutta l'operazione, tra situazioni svenevoli e melassa che travolge e soffoca.
Sprecatissima Cecile De France.
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