Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film
Un ottimo film di un regista che, impegnato anche come produttore cinematografico, dirige opere con il contagocce ma difficilmente non colpisce con il suo stile asciutto ed efficace nel raccontare storie solo in apparenza minori nel rapporto costante tra vita e morte
In "Still Life" Uberto Pasolini, regista non certo prolifico di opere, aveva sorpreso per la capacità di raccontare con grande maestria il mondo delle persone sole, morte senza che qualcuno li ricordasse anche solo in un gesto o in un pensiero. Ed è altrettanto efficace in questo film del 2020 dove il protagonista, figlio di quel proletariato inglese tanto caro a Ken Loach, scopre di avere pochi mesi di vita e cerca una coppia adottiva per il figlio di quattro anni che fino ad allora ha cresciuto da solo. Una storia toccante ma non melodrammatica, dove tutto sembra travalicare la facile emotività, e ciò nonostante colpisce al cuore lo spettatore e non può non portare a riflettere sui tanti casi avversi della vita. Come in "Still Life", anche qui il tema della morte è un collante per concentrarsi maggiormente sul senso della propria esistenza, sul distacco fisico ed emotivo, che in "Nowhere special" vuol dire soprattutto affrontare la fine di un legame quasi simbiotico tra un padre semplice ed affettivo ed un figlio che inizia a porsi le prime domande su vita e morte e, nella sua semplicità di bambino, vorrebbe che quel legame non si interrompesse mai. Un film bello e sincero, ispirato ad una storia vera, con due ottimi protagonisti.
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