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Nowhere Special - Una storia d'amore

Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film

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La recensione su Nowhere Special - Una storia d'amore

di diomede917
8 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: NOWHERE SPECIAL UNA STORIA D’AMORE.

 

Uberto Pasolini torna sul luogo del delitto dove l’ha visto vincere il premio come migliore Regia per la sua opera prima Still Life.

E dopo la visione di questo film la domanda è lecita: Perché Nowhere Special non era in concorso al Festival di Venezia 2020 anziché nuovamente nella sessione Orizzonti?

Perché questo piccolo grande film aveva tutte le carte in regole per partecipare, una tenera storia strappalacrime che vira sul Ken Loach di denuncia per evitare il terreno minato della melassa.

Fortunatamente, nonostante la Pandemia, questo film è riuscito ad uscire nelle sale italiane e invito chiunque può ad andare a vederlo perché alla sua opera terza Uberto Pasolini supera ampiamente l’esame di Regia proprio perché riesce a dosare Sentimenti e dura realtà visto che Nowhere Special è ispirato ad una storia vera.

E’ la storia di John un giovane ragazzo padre abbandonato poco dopo il parto dalla madre del figlio Michael, tornata in Russia delusa dalle aspettative del suo uomo.

John fa il lavavetri per le villette delle famiglie ricche o per i negozi e dalle finestre o vetrate pulite osserva il mondo che vorrebbe per se e soprattutto per il figlio.

Un mondo fatto di famiglie felici e bambini con ogni tipo di giocattolo.

John è un giovane ragazzo padre di un bambino di 4 anni con un cancro al cervello in fase terminale e non ha molto tempo per trovare una famiglia a cui affidare il suo bambino. Una famiglia che lo faccia crescere con i valori giusti e tantissimo amore.

Ed è proprio in questo punto che Uberto Pasolini evita di cadere nel campo del ricattatorio. La ricerca della famiglia giusta diventa la scusa per trasformarsi un’opera di denuncia sociale sul fatto che forse la famiglia perfetta non esiste.

Che dietro il mondo delle famiglie affidatorie si nascondono diverse contraddizioni della nostra società.

C’è la famiglia che ostenta lusso e potere, quella zotica e ignorante, la famiglia numerosissima super integrata e timorosa di Dio, c’è quella egoista che comunque vede i bambini come un qualcosa che mina il loro essere ancora bambini viziati, ci sono le madri single violentate dalla loro stessa vita.

Un’umanità variegata che evidenzia ancora di più quanto sia l’amore la vera forza che unisce John e Michael.

Pasolini evita di calcare troppo la mano sulla malattia (l’evoluzione del male si vede solo sulla trasformazione graduale del viso sofferto di James Norton) e puntare tutto sui duetti tra padre e figlio.

Sul loro straziante vagabondare da una parte all’altra alla ricerca della famiglia giusta salvo poi ritornare al proprio forte nucleo familiare.

Su quel detto e non detto che puoi dire ad un bambino di quell’età e su come spiegare la morte come fosse comunque una favola della buonanotte.

Come per Still Life, Uberto Pasolini torna a parlare di morte ma lo fa con la stessa delicatezza che riservò alla sua opera d’esordio.

Sempre con un filo di speranza per il futuro che può essere rappresentato dagli occhi e dal sorriso di un bambino.

VOTO 7,5

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