Regia di Gary Ross vedi scheda film
Un fratello e una sorella litigano per il controllo del telecomando di casa. Lo scontro ha esiti sorprendenti: i due finiscono nella soap-opera amata dal primo. Dagli Anni ‘90 agli Anni ‘50 il salto è, ovviamente, “epocale”: nella ridente, falsissima, “trumanshowiana” Pleasantville (La città piacevole), la vita, fino all’invasione degli “ultracorpi”, scorreva - si fa per dire - senza intoppi. Ma, d’ora in poi, le cose non saranno più le stesse: il bianco e nero si colorerà di emozioni e tinte mai provate e viste, il rock prenderà il sopravvento, i libri si riempiranno di parole, il mondo - insomma - cambierà in meglio e per sempre. La bella opera prima dello sceneggiatore (“Big”, “Dave”...) Gary Ross - tra “La rosa purpurea del Cairo” e “Ritorno al futuro” - svela i retroscena dei fonziani “Happy Days”, cita il Truffaut di “Fahrenheit 451” e scardina, senza pietà, l’aura dorata dentro la quale gli anni ‘50 hanno immeritatamente (ri)vissuto per lustri. Una lucida vendetta da parte di una vittima del maccartismo (al padre di Ross, sceneggiatore egli stesso, i fanatici dell’anticomunismo rovinarono l’esistenza) a cui, più che la televisione, fa paura - giustamente - il conformismo della conservazione.
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