Regia di Gary Ross vedi scheda film
È un film che, uscito lo stesso anno, non può non far pensare al Truman Show di Peter Weir. Ma i rimandi sono abbastanza numerosi, da Ritorno al futuro ad un finale che tende a quello di La vita è meravigliosa. Lo spunto è assai interessante, ma non mi sembra che il film di Ross lo sviluppi al pieno delle sue possibilità. Sarebbe stato curioso, magari, vedere se le novità portate da David nella serie televisiva comparissero sui teleschermi americani. Ma è chiaro che l'interesse del regista andava in un'altra direzione. La «parabola» di Gary Ross è anticonformista e antirazzista: non è un caso che i personaggi del telefilm, mano a mano che escono dai loro schemi, si colorano e vengono appunto definiti «colored», cioè «di colore», dai personaggi grigi, ligi alle regola della serie TV. Gli interpreti sono tutti di buon valore, anche se si segnalano Jeff Daniels - non per niente l'anello di congiunzione tra questo film e La rosa puprurea del Cairo (1985) di Woody Allen - per come sa manifestare lo stupore e l'incredulità di fronte ai primi piccoli (ma per lui rivoluzionari) cambiamenti, e soprattutto William H. Macy, per il modo di rappresentare l'ometto del Middlewest televisivo, che non sa capacitarsi di come, dopo una dura giornata di lavoro, la sua mogliettina non sia nell'ingresso ad aspettarlo e non gli faccia trovare pronto il suo polpettone quotidiano.
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