Regia di Leonardo Guerra Seràgnoli vedi scheda film
Guerra Seràgnoli restituisce il climax di oscenità di cui si macchiano tutti i personaggi pur di continuare a conservare i propri privilegi. Ne esce il quadro asfittico di un’aristocrazia accecata dall’avidità, sul quale aleggia un’atmosfera morbosa, restituita benissimo dai tempi della regia e dall’ottima interpretazione di tutto il cast.
La cinquantenne Mariagrazia (Bruni Tedeschi) e i suoi due figli Michele (Crea) e Carla (Grannò) sono i membri di una famiglia un tempo ricchissima, che vive al centro di Roma in una casa gigantesca dal valore inestimabile. Per conservare il loro stile di vita agiato, i tre si appoggiano a Leo (Pesce, qui in un ruolo ancora più laido di quelli interpretati ne La stanza o ne Il colpo del cane), un uomo senza scrupoli, amante di Mariagrazia ma interessato alle grazie della figlia diciassettenne. Al quartetto si affianca un quinto personaggio, la ex compagna di Leo (Mezzogiorno, ormai con fattezze da lottatrice di sumo), che ha una storia clandestina con Michele.
Terza trasposizione cinematografica del notissimo romanzo omonimo di Moravia, dopo quelle di Maselli e Bolognini. Leonardo Guerra Seràgnoli, qui alla sua terza regia, restituisce pienamente l'apologo del romanzo, il climax di oscenità di cui si macchiano (quasi) tutti i personaggi pur di continuare - ciascuno a suo modo - a conservare i propri privilegi. Ne esce il quadro asfittico di un'aristocrazia decadente, accecata dall'avidità. Un quadro sul quale aleggia un'atmosfera morbosa, restituita benissimo dai tempi della regia e dall'ottima interpretazione di tutto il cast.
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