Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Dopo una sequenza iniziale, che subito mostra l'identità e le modalità di azione dell'assassino, la pellicola passa ad un contesto altrettanto ricco di tensione: la famelica redazione di un impero mediatico fatto di agenzie di stampa, quotidiani, programmi televisivi. Tutti famelici e bramosi di ottenere uno scoop. Soprattutto dopo che l'inetto figlio del proprietario del giornale, appena subentrato al padre nella gestione del giornale, mette in competizione tre suoi riporti per ottenere un roulo da direttore generale.
Ciascuno dei tre "concorrenti" ha un alleato che dovrebbe cercare di sbaragliare gli altri: il brillante giornalista Edward Mobley che ha buoni contatti con la polizia, o la giornalista e amante Mildred Donner, capace di far sciogliere la lingua a chiunque o addirittura la stessa moglie del proprietario, che è anche l'amante di uno dei rivali.
Se la trama è brillante nella descrizione della brama di successo dei giornalisti, nel sottolineare il cinismo dei personaggi (lo stesso Edward che utilizza come esca la propria fidanzata senza curarsi dei rischi a cui la espone), nell'evidenziare il vuoto che si nasconde dietro i magnati dell'industria che si ritengono onnipotenti, la messinscena lascia parecchie perplessità, forse dovute anche alla prova degli anni. Ad esempio, appare estremamente forzato l'identikit psicologico che Edward traccia, riuscendo ad intercettare così la personalità dell'assassino, nonchè la certezza che quest'ultimo avrebbe attentato alla vita della sua stessa fidanzata. Alcune situazioni sentimentali sono piuttosto stucchevoli, con la figura femminile della brava fidanzata che "farebbe di tutto" per il futuro marito. Fa eccezione la spregiudicata figura interpretata da Ida Lupino, navigata giornalista senza scrupoli. Decisamente meno carico di tensione rispetto ad altri capolavori di Lang, soprattutto in un finale molto conciliante, che si distacca parecchio da prove che lo hanno consacrato nella storia, come in M-Il mostro di Dusseldorf, o in Il grande caldo.
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