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Quando la città dorme

Regia di Fritz Lang vedi scheda film

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La recensione su Quando la città dorme

di Donapinto
4 stelle

Mentre un maniaco omicida terrorizza la citta' di New York, strangolando giovani e attraenti ragazze, il ricchissimo e cinico Walter Khine (Vincente Price), proprietario di un'importante testata giornalistico-televisiva, offre la promozione a direttore generale a chi riuscirà' a consegnare alla polizia il pericoloso assassino. In lizza ci sono tre ambiziosissimi giornalisti.                                                                       Titolo diretto dal grande Fritz Lang verso la fine della sua carriera (seguiranno, se non erro, altri 5 film) e da quel che ho capito sottovalutato negli States, ma apprezzato nel nostro paese. Come in M-IL MOSTRO DI DÜSSELDORF, Lang ci descrive un altro sgradevole ritratto sociale, che ha come capro espiatorio un pericoloso disadattato. Nella pellicola del 31' appena citata, era il crescente consenso del nazionalsocialismo che stava ormai prendendo piede in Germania, mentre in QUANDO LA CITTÀ' DORME, il regista prende di mira un certo tipo di giornalismo d'assalto, mostrandoci quello che (forse) accade nelle redazioni di importanti quotidiani, con agguerriti professionisti della carta stampata pronti a sbranarsi a vicenda pur di soddisfare le loro ambizioni, facendo passare la ferocia del serial killer quasi in secondo piano. Film che probabilmente all'epoca graffiava e impressionava, ma che francamente a distanza di più di 60 anni, lascia veramente poco o niente da ricordare, se poi lo mettiamo a confronto con un titolo come L'ASSO NELLA MANICA di Billy Wilder, allora il film di Lang diventa proprio evanescente. L'impressione è che il regista si stesse dimenticando di girare un noir con ambizioni di denuncia, creando così siparietti estemamente stucchevoli e superficiali, con dialoghi noiosi e di scarsissimo interesse, commenti su pellicce di visone, sbaciucchiamenti e dichiarazioni d'amore, mogli insoddisfatte e un magnate che gioca a golf in casa sua, mentre la bella Rhonda Fleming fa esercizi a corpo libero su una piccola spiaggia artificiale. Inoltre, ed e' veramente imperdonabile, con un soggetto del genere, uno dei più grandi pionieri del cinema espressionista tedesco, non riesce a ricreare quelle atmosfere oniriche che lo avevano reso grande negli anni 30'. L'unica menzione la merita John Drew Barrymore, nel ruolo del maniaco, che a tratti fa ricordare il Peter Lorre di M-IL MOSTRO DI DÜSSELDORF. Estremamente deludente, e lo dico da grande fan del cinema noir quale sono.                            

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