Regia di Fritz Lang vedi scheda film
Un magnate dell’informazione muore e lascia come erede un figlio debosciato e vanesio, che mette in concorrenza tre giornalisti per il posto di direttore generale del suo impero; sullo sfondo, un serial killer di giovani donne terrorizza la città. Lang, ormai agli sgoccioli della carriera, mostra di avere la mano ancora ben salda e realizza un ottimo film che dietro l’apparenza di genere (il noir metropolitano stile Il grande caldo) parla d’altro: si disinteressa subito della trama gialla (l’assassino si vede fin dalla prima scena e al suo oscuro movente, cioè il rifiuto della madre adottiva, è dedicata solo un’altra scena: per approfondimenti bisognerà aspettare Psyco) e si concentra sulla lotta fra i candidati, che si sbranano fra loro come belve e intanto vengono osservati dall’occhio quasi neutrale di un collega che cerca di tenersi fuori dalla mischia. Ma non basta, anzi sembra che il regista si compiaccia di moltiplicare i motivi di interesse: accenna al tema prediletto dell’interscambiabilità fra colpevole e innocente (il giornale pubblica un volto che dovrebbe appartenere all’assassino e che viene lasciato in bianco), introduce gli intrighi sentimental-lavorativi di tre donne (Ida Lupino, Rhonda Fleming e soprattutto Sally Forrest); addirittura strizza l’occhio a Quarto potere (il magnate si chiama Kyne). Un film che non dà tregua.
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