Regia di Fritz Lang vedi scheda film
"While the city sleeps" è il penultimo film americano di Fritz Lang, e considerato dall'autore il migliore da lui realizzato negli Stati uniti dopo "Furia", e già questa distinzione basterebbe a renderlo qualcosa di speciale. Accolto senza particolari entusiasmi alla sua uscita, in seguito è stato fortemente rivalutato dalla critica francese, da sempre molto attenta al cinema dell'autore. È un thriller anomalo, non privo di suspense genuina ma girato principalmente in poche location. È una critica già piuttosto aspra dei mass media e della sete di scoop ad ogni costo, in cui Lang si scaglia contro l'uso sensazionalistico del giornalismo riallacciandosi al discorso di "L'asso nella manica" di Billy Wilder, mentre qui i giornalisti per ottenere un posto da dirigenti devono incastrare "l'assassino del rossetto", figura di giovane disturbato che ispira quasi pietà. È un esempio di film Noir ormai all'insegna di un pessimismo totale, dove tornano i temi Langhiani sulla relatività della colpa e della giustizia in una chiave depurata tipica delle opere della maturità. È un'opera compatta, purtroppo sottovalutata ma in realtà di forte spessore nella sua denuncia della corruzione della stampa e dei nuovi mezzi di comunicazione come la televisione, ma Lang ne ha perfino contro certi "comic book", la cui violenza andava turbando le giovani generazioni a cui erano principalmente rivolti. Nel cast ci sono interpretazioni di spicco soprattutto da parte di Dana Andrews, attore ancora oggi poco considerato, di Vincent Price e Ida Lupino, mentre la regia è un modello di precisione e non spreca un'inquadratura. A mio parere non è sullo stesso livello de "Il grande caldo", ma merita comunque gli elogi che sono stati rivolti dai critici più favorevoli.
Voto 9/10
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