Regia di David Gordon Green vedi scheda film
David Gordon Green attraverso un'interessante operazione di rivisitazione iconografica della paura, e di Michael Myers stesso, rivolta quelli che erano gli stilemi del capolavoro di Carpenter per poter attualizzare la riflessione sul fallimento ideologico e morale della collettività; e anche, perché no, per proporre una bella critica all'odierno giustizialismo massificatore.
Il film è nettamente diviso in due parti molto distinta tra loro, se nella prima osserviamo una sorta di raccordo tra il capolavoro di Carpenter ed alcuni eventi satellite omessi dallo stesso regista, nella seconda il film si dipanerà nella suddetta critica al mondo iconoclastico (non solo) americano, costellato di personalità-social che negli anni hanno sempre più caratterizzato la sfera politca polarizzando su di sè e non sulla colelttività il pensier comune.
Ultimi 30 minuti che valgono il film.
Ma soprattutto, finalmente un regista che ha le palle di stempiare dei ragazzini.
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