Regia di David Gordon Green vedi scheda film
Si torna dove tutto è iniziato e continua a iniziare. David Gordon Green torna dopo il suo primo reboot, che era un tentativo ipernarrativo di rivedere Micheal Myers oggi, riconsegnando dignità carnefice alla Laurie di Jamie Lee Curtis. Un reboot restaurativo in cui andava a buon fine il passaggio di consegna generazionale di una grande verità: Michael Myers è puro male e non lo si sconfigge con la forza bruta.
Dopo un rapido e superfluo flashback siamo di nuovo lì, ma quella restaurazione non è servita a niente. Michael è ovviamente ancora vivo, e se la dovrà vedere con un delirio di massa (di vittime) che non sa più ragionare su come distruggere un Male assoluto. “Il sistema ha fallito”, e Michael può compiere “il suo capolavoro”, come lo definisce Laurie: vincere con la paura.
È qui che Halloween Kills riesce dove il primo falliva, basta trama e aggiunzioni, ora c’è solo l’inerme fallimento collettivo, con dei pezzi immensi di brutalità a cui non si può non voler bene. Halloween Kills è il sequel demolitivo, che ironizza su qualsiasi ricostruzione - le battute finali su sfondo di mattanza al ralenti - e sembra pure avere da ridire sull’idea kingiana dell’eterno ritorno dell’orrore, che non ha più niente di così epico ed è solo una collettiva condanna a morte.
Jamie Lee Curtis ha circa 10 minuti in tutto il film, ma questo ne conferma solo la natura simulacrale, lei è l’unica che vive in quel regime di esistenza altra e mitologica che è in comune solo con Michael Myers. E il finale quasi astratto sembra promettere che, paradossalmente, questa lotta può vincersi solo su quei territori che non riguardano il sangue e le budella ma l’inconscio e la psicosi collettiva.
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