Regia di Naomi Kawase vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 - SELEZIONE UFFICIALE
Madri naturali, madri degli affetti, e madri della mercificazione che talvolta si affaccia insidiosa nei processi di adozione.
Nel nuovo film di Naomi Kawase, tutto si comprende per deduzione, o comunque poco per volta. In fondo essere madre adottiva o madre naturale, finisce solo per rivelarsi un dettaglio, che l'amore puro che unisce genitore e figlio rende totalizzante, ragione primaria di vita e giustificazione unica concepibile del proprio tanto desiderato ruolo di genitore.
Per questo, solo poco per volta, tramite rimandi temporali efficacemente gestiti mediante flashback ben strutturati, comprendiamo che il bel figlio di una coppia agiata in realtà è stato adottato per sopraggiunti problemi di fertilità del marito.
E il problema scolastico in cui ci imbattiamo ad inizio film, con l'incidente tra bimbi di cui viene accusato il figlio della coppia protagonista, si rivela solo uno spunto narrativo, utile ed efficace per introdurre tutt'altra e ben più complessa problematica, che ha come cardine la tribolata gestione di una adozione nata nelle migliori intenzioni, e poi finita per essere minacciata da un inganno cruciale. Un escamotage narrativo improvviso che trasforma la vicenda in una sorta di thriller dei sentimenti, in cui chi rivendica certi diritti naturali di madre, si rivela in realtà una truffatrice, ma anch'ella alla fine dotata di un cuore che possa attribuirle un merito materno da responsabilità sacrificale.
Non conviene addentrarsi ulteriormente nella dinamica della costruzione narrativa, articolata e sin complessa, di questo stupendo ed intenso dramma con cui ritroviamo una Kawase in splendida forma, impegnata qui a districarsi entro una trama fitta, complessa, e molto rischiosa. Ma gli intenti, così come i risultati, hanno la meglio e il film si rivela una efficace, toccante e sin commovente riflessione su come si possa essere madre anche sotto diverse sembianze e m ruoli differenti, anche quando alcuni di loro nascono come frutto del più abietto e sconsiderato dei fini possibili.
Quello della mercificazione del ruolo di madre, tramite il ricorso ad ricatto ai danni di chi non può far altro che arrendersi alla minaccia che mette in pericolo l'individui al centro della propria esistenza di genitore e di madre.
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