Regia di Goran Paskaljevic vedi scheda film
"I Balcani sono il buco del culo del mondo e noi stiamo sulle emorroidi", afferma uno dei tanti individui da pattumiera che popolano questo film straordinario, crudo e potente dello slavo Goran Paskaljevic, autore anche del copione con Dejan Dukovski. La polveriera del titolo sono gli stessi Balcani, nei quali una fauna umana abominevole incrocia i propri tragici destini alternando il ruolo del carnefice con quello della vittima. Un ragazzo finisce in un'apocalisse per mano di un uomo al quale ha urtato il Maggiolino. Un uomo torna dalla propria donna dopo essere improvvisamente sparito e assolda per lei un'intera orchestra ma morirà per mano del nuovo compagno della sua ex. Un ragazzo prende in ostaggio un autobus in nome di un sedicente ribellismo e anche lui finisce accoppato per mano dell'autista. Un pugile che confessa al suo migliore amico le malefatte della giovinezza viene a sapere di avere avuto resa la pariglia centuplicata. Prima lo uccide, poi si suicida con una malcapitata in treno. Una doppia brutta avventura capita anche ad una ragazza finita in ostaggio nell'autobus. Un cocainomane tenterà di stuprarla e le spaccherà un dito. Un "socio" di questo è oggetto di una lapidazione vera e propria perché scambiato per un piromane e infine un taxista confessa dopo anni di essere stato il responsabile di un pestaggio ai danni di un boss malavitoso. Se l'umanità è questa, sembra dirci il regista, ovvio che da quelle terre partano sempre conflitti feroci come questa gente, come il film. Un'opera serrata, raccontata benissimo, un incrocio tra Fuori orario, Kieslowski e Bunuel, nel quale l'efferatezza delle diverse scene è così parossistica da sfiorare il grottesco. Il grado massimo della misantropia nichilista.
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