Regia di Harry Macqueen vedi scheda film
Supernova, opera seconda da regista di Harry MacQueen, si prende tutto il tempo necessario per entrare nel mondo dei due protagonisti (Colin Firth e Stanley Tucci, ottimi), familiarizzare con il loro rapporto di coppia e infine calarsi, assieme a loro, nel dramma immenso cui sono costretti a far fronte.
Sam e Tusker si alzano dal letto che condividono da diversi anni, caricano nel loro vecchio camper i bagagli e la cagnetta Ruby, e partono. Alla guida c'è Sam, mentre Tusker si occupa di boicottare l'utilizzo del navigatore (la cui voce gli ricorda la Tatcher) e fare ironia sul loro rapporto. L'atmosfera è malinconica, e la ragione ne è nello stato di salute dello stesso Tusker. Lo scopo del viaggio, che attraverserà l'Inghilterra e durerà qualche giorno, è quello di dirigersi verso il lontano club presso il quale Sam tornerà a suonare il pianoforte in un concerto, e nel frattempo fare tappa a casa di alcuni parenti, per permettere a Tusker di vederli l'ultima volta prima che la demenza, che il medico gli ha diagnosticato ormai da mesi, prenda il sopravvento su di lui.
Supernova, opera seconda da regista di Harry MacQueen, si prende tutto il tempo necessario per entrare nel mondo dei due protagonisti (Colin Firth e Stanley Tucci, ottimi), familiarizzare con il loro rapporto di coppia e infine calarsi, assieme a loro, nel dramma immenso cui sono costretti a far fronte. All'apparente spensieratezza iniziale, cui fanno da contrappunto brani storici degli anni '60 e '70 come Catch the Wind di Donovan o Heroes di David Bowie, viene a sovrapporsi via via la consapevolezza dell'inesorabilità del declino: perché, nonostante facciano di tutto per non parlarne, le incertezze di Tusker diventano sempre più frequenti, così come e i vuoti di memoria che caratterizzano il male che sta via via obnubilando la sua mente. E Sam, da parte sua, vive il decadimento dell'amato con un senso di inadeguatezza misto ad impotenza: Tusker, scrittore di discreto successo, non riesce più a scrivere e inizia a faticare anche nella comprensione dei testi che prova a leggere, tanto da affidare i suoi ultimi spunti di fantasia a registrazioni vocali.
Ma fino a quando potrà trascinare questa esistenza avendo la certezza di continuare ad esser lui a scegliere per sé stesso? Nei pressi della fine, poi, a cambiare è prima di tutto la prospettiva. Che significato assume allora l'amore? E cosa vuol dire la parola futuro? Un saggio, cita Tusker, disse che non ci rovinerà la mancanza della meraviglia ma il non sapersi più meravigliare: ha senso dunque trascinarsi oltre quel limite lì, specie per lui che vuol esser ricordato per chi era e non per ciò che sta diventando?
Supernova si pone queste ed altre domande, lo fa nel corso di un viaggio senza ritorno in una memoria in dissolvenza, in un percorso nel quale ogni singolo attimo è prezioso perché sempre più vicino ai titoli di coda, e lo fa astenendosi dal dare risposte o giudizi, anzi stringendosi attorno ai due protagonisti e al sentimento che li lega da decenni e che, plausibilmente, gli permetterà di condividere anche la scelta più dolorosa.
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