Regia di Marco Filiberti vedi scheda film
AL CINEMA
"Amando, ho visto morire la morte".
Il Parsifal portato sulla scena cinematografica dal versatile e coraggioso Marco Filiberti, è un giovane che arriva da chissà dove presso il donne chiodo porto di Odessa in un imprecisato inizio del '900.
Alla ricerca, più che di un sacro Graal, di una ragione di vita che le sue semi-sconosciute origini non sono in grado di suggerirgli con chiarezza.
Imbattutosi in due marinai giocosi ed impertinenti, poi in due amabili prostitute che lo conducono nel locale o e esercitano, il giovane conosce la titolare, che forse è in grado di aiutarlo.
Si ritroverà a confronto con un uomo tenebroso, turbato e ferito che lo scuoterà nell'animo come nel suo cuore di eterno pellegrino errante.
Forte di una scenografia ammaliante di evidente stampo teatrale, minuziosamente ricostruita nei dettagli e influenzata inevitabilmente dal Querelle fassbinderiani indimenticato ed indimenticabile, il Parsifal orgogliosamente cinematografico di Filiberti è una trasposizione volta ed ambiziosa che si giova di un gruppo di attori (la compagnia Le vie del Teatro, davvero ottimi) in stato di grazia, con in testa il giovane ed espressivo Matteo Munari, perfetto sia nella fisicità che nel valore della sua impostazione recitativa matura da prim'attore.
E il film vive dei momenti più vitali negli scatti di orgoglio che animano i vari protagonisti, spingendoli a muoversi ognuno in risposta agli ingannevoli stimoli del cuore che animano ognuno di loro verso un futuro denso di incognite ma al centro di un mondo comunque magnifico anche se denso di pericoli e insidie.
La fisicità dei corpi, l'eros incontrollato che guida gli istinti, si alterna a visioni pittoriche di una natura superiore e solenne che Filiberti riesce a catturare con virtuosismo non meno efficace delle riprese più teatrali dedicate al porto e alle situazioni dentro al bordello.
Una bella verve registica, molta ambizione, qualche lungaggine poco controllata per un film che segna il ritorno dell'autore dell'acclamato Poco più di un anno fa e di Il compleanno, e che merita per tante ragioni sostegno e riscontro.
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