Regia di Andrey Konchalovskiy vedi scheda film
VENEZIA 77 - CONCORSO
"Vorrei che tornasse Stalin. Non possiamo farcela senza di lui".
Come anche a dire: "si stava meglio quando si stava peggio".
Nel 1962 l'URSS sta attraversando una crisi economica di cui è ignaro l'intero mondo, ma che porta a vivere di stenti e di cibo razionato la popolazione della bastissima Unione Sovietica.
A farne le spese, come sempre, il ceto operaio, devastato da questa penuria di cibo, dalla corsa agli acquisti, dallo stress di non aver nulla di che nutrire i proori cari.
Una rivolta convinta e minacciosa si fa sentire in particolare presso una fabbrica di locomotive, presa d'assedio dai scioperanti, e per questo visitata dai prinvipali esponenti del Partito, tra cui la pasionaria vedova Lyudmila, bella donna quarantenne che soffre in silenzio il sistema dei razionamenti, accettando qualche mazzetta in cibo sottobanco, e condanna apertamentw quelle che definisce smodate ribellioni di massa senza criterio.
Ma quando la fabbrica viene presa d'assedio con lei dentro, e il KGB interviene sulla folla scesa in strada a protestare, aprendo il fuoco indiscriminatamente e uccidendo decine di inmocenti, ecco che qualche dubbio comincia ad insediarsi nel pensiero della donna.
Che non trova più sua figlia, e si affanna a cercarla con l'aiuto di un cinico ufficiale dei servizi segreti, irrimediabilmente infatuato di lei. Il gran regista Andrei Konchalowski continua a coronare la sua ormai prestigiosa carriera di regista con opere solide che riescono a far luce su circostanze emblematiche e fatti tenuti vergognosamente oscuri ad opera del regime comunista, senza peraltro rinnegarlo o sbugiardarlo.
Raccontando la storia attraverso singole vicende in grado di sviscerarne le brucianti, tragiche verità, come in questo caso celate da omertà dettata da ricatti e minacce.
Ma, da ottantacinquenne lucido e saggio, il regista russo ci travolge con un finale spiazzante e pure difficile da accettare come realistico, suffragando la teoria che i miracoli, soorattutto se laici, posso edistere, così come l'insperato, se non proprio azzardato e favolistico lieto fine dai connotati solo apparentemente imbarazzanti.
Splendide riprese con l'amata fotografia in un magnetico bianco e nero, paesaggi incantevoli che aiutano a fare da sfondo privilegiato ad una ennesima tragedia rimasta nascosta ove si misura, una volta in più, la laida avidità umana e la inesauribile tendenza dell'uomo di sistema, di qualsiasi ispirazione politica, a tenere a bada le masse ricondotte a gregge senza autonomia decisionale, per favorire la casta al comando.
Bravissima e molto affascinante la matura, bionda protagonista, una espressiva Julia Vysitskaya che pare essere anche la attuale quinta consorte dell'anziano ma ancora assai vitale cineasta.
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