Regia di Carl Reiner vedi scheda film
Uno straccione racconta la sua vita. Nato povero, bambino bianco adottato da una famiglia nera, da ragazzo si arricchì di colpo con un’idea geniale, che però era destinata a trascinarlo di nuovo nella miseria.
Strampalato, grottesco, decisamente fumettistico e con una punta di slapstick, il personaggio di Navin Johnson ha portato alla celebrità mondiale l’attore Steve Martin con questo Lo straccione, titolo tra i più quotati della filmografia di Carl Reiner e prima pellicola del felice sodalizio tra il regista e il protagonista. Va però constatato subito che, rifacendosi a una comicità datata e ormai stereotipata – pur innovandola – e puntando essenzialmente sul demenziale fine a sé stesso (il nonsense per il gusto di stupire, la trovata chiassosa, lo sconfinamento nei territori dell’assurdo), Lo straccione non è invecchiato benissimo. Certo, alcune idee sono assolutamente esilaranti ancora oggi e molte battute vanno ancora a segno, ma nel complesso la storia è fin troppo stilizzata e tutto si regge sulle spalle di Martin, che fa benissimo per il contesto ma non può tenere in piedi un intero film con un personaggio così scombiccherato e totalmente illogico. Ma i meriti dell’attore sono in realtà anche autoriali: è infatti lui a scrivere il soggetto del film insieme a Carl Gottlieb (che ha anche un ruolino come interprete), mentre la sceneggiatura reca le firme dello stesso Gottlieb, di Michael Elias e di Reiner (anch’egli in una particina, ma determinante per la trama; nei titoli di coda si auto-accredita come ‘Carl Reiner – Himself the celebrity’). Il mistero del cadavere scomparso (1982) segnerà il secondo incontro sul set tra Reiner e Martin. 4/10.
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