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MENZIONE SPECIALE PREMIO MELIES D'ARGENT al TRIESTE SCIENCE+FICTION FESTIVAL - ED. 2019
La vita da famiglia affettuosa ed affiatata che contraddistingue l'intimità quotidiana che circonda la bella Renata e l'affettuoso marito Jan, assieme al figlio adottivo di costoro, finisce di colpo per avvertire un brusco freno quando il cervello della donna va in tilt e la stessa si trova a comportarsi in modo inconsulto e violento in presenza del loro figlio.
Da quella circostanza il consorte della donna si decide ad accompagnarla presso una clinica specializzata, da dove riusciremo a comprendere che i nostri sospetti sono veri: Renata, in realtà Ren, è una donna robot costruita per ricreare una perfetta moglie in grado di costruire con un marito in carne ed ossa una famiglia perfetta.
Ma se ora qualcosa comincia ad andare storto, gli stessi costruttori cercano di convincere il marito affinché la stessa sia sostituita da una copia identica, che ne preservi ogni ricordo ed esperienza, ed induca la famiglia a tornare a vivere nella precedente armonia ora compromessa.
Ma a Ren nessuno ha pensato, e nessuno si è reso conto che la macchina ormai ha imparato ad mare la sua condizione di umana incastonata in una realtà familiare tutta gioie e responsabilità, oltre che pensieri e problematiche da risolvere.
Per questo Ren decide in tutti i modi di opporsi alle volontà del marito di sostituirla come un giocattolo rotto.
Opera prima di tutto rispetto del regista polacco Piotr Ryczko, I am Ren riesce a circondarsi di atmosfere inquietanti che, assieme ad una fotografia cupa e torva avara di colorazioni, rendono i contorni della vicenda ancora più cupa e crudele, facendo assurgere a ruolo di vero, genuino essere vivente dotato dei più sacrosanti sentimenti di affetto e attrazione verso i propri cari, solo la tribolata protagonista, che a tutti gli effetti è l'unica non umana che appare in quel contesto.
Il film si sviluppa sotto forma di thriller dai risvolti psicologici inquietanti, senza occuparsi troppo di osservare ritmi serrati di narrazione, privilegiando il pathos di uno sconcerto tutto umano che risalta nella vittima quando scopre il tradimento che viene perpetrato proprio all'interno del suo nevralgico centro affettivo.
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