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T-34 - Eroi d'acciaio

Regia di Aleksey Sidorov vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su T-34 - Eroi d'acciaio

di axe
5 stelle

1941, Unione Sovietica. Le forze tedesche sono nei pressi di Mosca; un ufficiale carrista russo, Nikolay, alla sua prima missione, ha il compito di rallentare l'avanzata di una colonna di Panzer. Nonostante la disparità delle risorse, l'ufficiale, grazie alla propria intelligenza ed alle capacità del suo equipaggio, riesce a distruggere i carri armati nemici, ma rimane ferito ed è fatto prigioniero. Nell'ultimo anno di guerra, dopo una dura prigionia ed una sequenza di tentativi di fuga falliti, Nikolay è condannato a morte, ma l'esecuzione non ha luogo, perchè è riconosciuto dal colonnello delle SS, Jager, che lo aveva fronteggiato nel 1941, il quale, ricordando la sua abilità, gli salva la vita. Nikolay, al comando di altri tre uomini, dovrà condurre un carro armato modello T-34 all'interno di un poligono, per mettere alla prova le capacità e gli armamenti di una speciale forza corazzata tedesca, ultima speranza per il Reich. L'ufficiale sovietico accetta di collaborare, valutando l'ipotesi di sfruttare l'occasione per fuggire. Questa, sommariamente, la prima parte della trama di un film di guerra con pochi legami con la realtà. Avendo visto altri prodotti di genere sovietici e russi, so cosa aspettarmi. Soldati e popolo russo sono uniti nella difesa della patria, i primi pronti a sacrificarsi per i secondi; i secondi riconoscenti verso i primi. I tedeschi, indistintamente, sono rappresentati come nemici crudeli ed infidi. Quest'opera non fa eccezione; non ha, però - o almeno, lo spero - alcuna volontà di rendere un racconto fedele alla realtà. La prima parte del film ha una certa verosimiglianza, sono frequenti i riferimenti a personaggi e fatti reali; nella seconda parte, che racconta la fuga dei carristi, il racconto si fa più "sfumato"; la vicenda stessa acquisisce contorni surreali ed involontariamente ironici. Lieto fine assicurato, non tanto per merito dei carristi sovietici, quanto per stupidità dei tedeschi, che consentono ad un T-34 rifornito di munizioni, di gironzolare per una Germania semideserta; fare rifornimento di carburante come un qualsiasi veicolo; parcheggiare nella piazza di una cittadina tedesca adornata di svastiche, ma difesa solo da uno smarrito poliziotto, e consentire all'equipaggio di prendere rifornimenti e farsi una birra; distruggere un'ulteriore sequenza di Panzer; infine, i tedeschi rendono possibile a Nikolay ed i suoi uomini - cui si unisce una interprete russa innamorate dell'ufficiale, che dopo un periodo imprecisato di prigionia sembra scoppiare di salute come se fosse stata in vacanza - di raggiungere un po' malconci un imprecisato "confine" sul Fronte Orientale, che la Storia c'insegna essere stato un po' diverso dal pratone verde che lo rappresenta nel film. Gli attori fanno la loro parte, in linea con il tono della narrazione; i personaggi russi sono tutti ancora determinati nel servire la patria, nonostante le privazioni ed i maltrattamenti subiti durante la detenzione. Molto lunghe e divertenti le sequenze d'azione principali, che vedono protagonisti i carri armati, i cui proiettili sono seguiti al rallentatore nella loro traiettoria. Altrettanto varie le ambientazioni; dalle steppe gelate russe, si passa agli opprimenti interni ed esterni di un campo di sterminio, per poi finire in paesaggi da cartolina, che rappresentano una Germania punteggiata di cittadine curate, popolate da personaggi ben vestiti evidentemente ignari del dolore che i loro connazionali hanno portato nelle distese dell'Est. Consapevole del genere di film che ho scelto di vedere, non sono rimasto deluso. Azione, tensione, una roboante colonna sonora mi hanno discretamente intrattenuto. La non attinenza alla realtà, qualche buco di sceneggiatura, il voler far passare i tedeschi - al di là di ogni convinzione ideologica - come dei cretini, la retorica patriottica filorussa, però, sono in grado di scoraggiare ben più di uno spettatore "occidentale".

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