Regia di Franco Piavoli vedi scheda film
Le stagioni dell’anno, le stagioni della vita.
Franco Piavoli mette in scena per la terza volta, a 35 anni dalla prima, Le stagioni (1961), quello che fu il suo primo cortometraggio di una certa risonanza. L’idea è semplice, a differenza dell’attuazione di essa: raccontare senza soluzione di continuità lo scorrere del tempo e i suoi effetti sull’essere umano; identica è sempre l’ambientazione: la campagna della bassa lombarda (qui, dichiaratamente, siamo a Castellaro in provincia di Mantova). Se Le stagioni durava neppure mezzora e vedeva come principale protagonista la natura, con una giovane contadina come unico e neutrale filo conduttore attraverso il film, e ne Il pianeta azzurro – suo primo lungometraggio, del 1981 – Piavoli inseriva più attori, ma sempre relegandoli a ruoli di secondo piano nel complesso dell’opera, ecco che in Voci nel tempo il regista bresciano decide di sperimentare per la prima volta nella sua carriera l’utilizzo di dialoghi compiuti, per quanto si tratti di battute ininfluenti per la trama, e di far ruotare il film attorno agli uomini. Bambini in primavera, adolescenti che sbocciano nella vita adulta in estate, maturi in autunno e sfioriti anziani in inverno. Tutto qui, certo, ma un passo avanti rispetto al corto del 1961 (cosa che Il pianeta azzurro non sembrava aver fatto) e soprattutto una dimostrazione, l’ennesima per Piavoli, di quanto si possa realizzare con mezzi modesti (anche se qui coproduce la Rai, altro sicuro miglioramento), tempi di lavorazione rilassati, attori non professionisti e tanta, tantissima dedizione al ‘mestiere’ del cineasta. Poco meno di un’ora e mezza di durata, premio Fedic a Venezia 1996. 6/10.
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