Regia di Norman Jewison vedi scheda film
Rischia di essere ridicolo raccontato in soldoni. Se poi si vuole prenderlo seriamente (ma tanto) si può anche trovare un’analogia con l’imprescindibile La Storia di Elsa Morante: una reincarnazione di un cristo (in questo caso la sua, chiamiamola così, anima femminile tirata in ballo da Papa Luciani) che porta con sé i segni del male del mondo. Qui quel male si manifesta attraversa un delitto, quindi sangue, che scorre lungo il film fino a rompere la diga del realismo nei pressi del finale.
Ma la storia è in realtà più semplice, ma anche complicata da narrare e capire: l’omicidio di un infante appena dato alla luce da una suorina che ha le stimmate e sostiene di non aver mai avuto un rapporto sessuale. Altro, forse, non va svelato perché è francamente una goduria vedere fino a che punto riesce ad arrivare una storia (che in origine è un dramma teatrale) che cammina sempre sul filo dell’assurdo con una naturalezza a volte incredibile tra ipnosi e misticismo, psicanalisi ed integralismo, scetticismo e devozione.
Norman Jewinson dirige il traffico con simpatico menefreghismo e onesto mestiere e lascia fare tutto al suo trio d’archi: Jane Fonda è una protagonista vagamente svogliata ma funzionale; Meg Tilly, pura ed incorrotta, non cade mai nel grottesco e lavora di fino (prese un Golden Globe come non protagonista); Anne Bancroft è memorabile come al suo solito e si conferma come una delle attrici migliori del secolo. Un film curiosissimo, interessante, bizzarro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta