Regia di Norman Jewison vedi scheda film
Un film intenso, con grandi attrici e ben diretto da Norman Jewison.
Da un testo teatrale di John Pielmeier un robusto film drammatico ben adattato per lo schermo dall'autore stesso.
In un convento, nella cella della giovane suora Agnese (Meg Tilly), viene trovato il corpo di un infante che è stato strangolato. Un'affermata psichiatra (Jane Fonda) viene incaricata dal tribunale di delineare il profilo psicologico della donna, che afferma di non essere mai stata con un uomo in vita sua. Anche la madre superiora (Anne Bancroft) esclude che qualcuno abbia potuto introdursi nel convento. E allora, come è potuto succedere?
Tra giallo e dramma umano a sfondo religioso Agnese di Dio è comunque un ottimo mezzo per saggiare la gran bravure delle veterane Fonda e Bancroft, a supportare la gran prova d'attrice di Tilly, che per questo ruolo vinse Golden Globe e ottenne una candidatura all'Oscar.
La splendida, ma sobria, fotografia è del grande Sven Nykvist.
Il regista Norman Jewison nella sua autobiografia "This Terrible Business Has Been Good to Me" (2004) ha scritto che il film parla della "lotta tra la logica freudiana e la fede cattolica, mettendo alla prova la nostra capacità di credere nei miracoli... Penso che la maggior parte delle persone, indipendentemente dalla loro religione, indipendentemente dalla logica, vogliano credere in qualcosa al di fuori della loro vita quotidiana, al di fuori di loro stessi. Questo testo mi ha dato l'opportunità di esplorare quel conflitto umano senza tempo tra il credere a ciò che possiamo vedere e credere ciò che non possiamo vedere o sperimentare. Mi sembrava allora, come adesso, che il mondo avesse un disperato bisogno di angeli".
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