Regia di Alberto Bevilacqua vedi scheda film
Passati dodici anni da “Tango blu”, lo scrittore Alberto Bevilacqua chiude la sua trilogia su Parma, inaugurata con “La Califfa” suo film d’esordio, e proseguita con “Questa specie d’amore”. La città natale per lo scrittore più che un posto delle fragole è un campo di ortiche e zizzania. Volgarità, depravazione, peccati mortali , avidità, denaro, usura, rivalità, beffa, delitto e sesso offuscano i colori celebrati da Stendhal nella sua “Certosa” e inquinano le anime di un coro variopinto. La bella Margot torna per vendicarsi di abusi e umiliazioni, il giudice Bocchi indaga e vuole custodire intatto un antico desiderio, Giulio, il seduttore caduto in disgrazia, è la vittima designata, Carboni è l’ambiguo strozzino, Minotti è lo sguaiato capogruppo dei corrotti, Franca è il timido angelo custode. Ma i comprimari di questa resa dei conti oberata di significati, ispirata all’omonimo romanzo del regista, sono anche altri e ognuno ha la sua etichetta e il suo stereotipo da indossare come una parafrasi della cronaca nera e da esprimere con battute scritte nella sabbia della Letteratura. La densità della scrittura romanzesca genera immagini scialbe e una messa in scena immobile.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta