Regia di Abel Ferrara vedi scheda film
Rosso, nero, bianco e nero, volti consumati, interni esausti e desaturati: è un incubo in primissimo piano, un viaggio perduto nella finzione, nella soggettività dello sguardo e della percezione, una ferita squarciata sull’amore, un viaggio nella psiche esaurita del terzo millennio travestito da thriller ipertecnologio. “New Rose Hotel”, il nuovo film di Abel Ferrara, gronda fascino e ambiguità in ogni singola inquadratura: Christopher Walken, Satana in bianco, con il bastone e il sorrisino improvviso che illuminava la faccia di Nicky un attimo prima di spararsi un colpo in testa, guida (crede di guidare) il balletto delle anime; Willem Dafoe, angelo perduto travolto dall’ambigua sensualità di Asia Argento, che ha bei vestiti ma accessori cheap e sembra nata per un film di Ferrara. Per una volta, però, il fascino delle immagini non basta a completare il film. In “New Rose Hotel” sembrano mancare una tesi, un’idea, una chiusura narrativa (a parte il “trucco” della ripresa finale di spezzoni e flash, quasi a costruire una teoria della visione). Sembra mancare “the edge”, “la scintilla” evocata da Walken: la virtù di colpire nel segno.
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