Regia di Steven Zaillian vedi scheda film
Quando due elefanti lottano, chi soffre è l’erba”, ammonisce un antico proverbio africano. Quando un avviato studio d’avvocati cinici e rampanti decise di scontrarsi contro due multinazionali americane, ci lasciarono le penne i familiari delle vittime che intentarono causa dopo aver perso un discreto numero di figli per leucemia e sopportato per lustri aria malsana nel New England. La storiaccia è vera, i suoi protagonisti “ancora vivi” e, a onor di cronaca, il civilista in questione ebbe non pochi problemi. Il film - diretto con fin troppa eleganza dallo sceneggiatore di “Schindler’s List” - arriva dunque buon ultimo dopo innumerevoli udienze, un paio di processi e l’immancabile best-seller. Una parola fine che contrappone il crudo pragmatismo dei forti che offrono una manciata di miliardi come brutale sanatoria, a una ambiziosa (e presuntuosa...) idealità che, invece, chiedeva in primo luogo un semplice perdono. I puri di spirito tiferanno per il secondo assioma. I cinefili per il primo, grazie a un enorme Robert Duvall candidato all’Oscar per lo scomodo ruolo e garante di una risposta - alla domanda: \
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