Regia di Lina Wertmüller vedi scheda film
Scene di caccia, scene di corte, scene di alcova, intrighi cortesi tessuti nei giardini reali, uno spreco sontuoso e vistoso di oggettistica d’epoca. Tutto allineato ed esibito con una piattezza sconcertante attraverso una serie di quadretti che, in un prevedibile flashback che parte dal suo letto di morte, ricostruiscono gli amori giovanili di Ferdinando re di Napoli e in particolare quello con Carolina, la giovane, ferrea principessa austriaca sua sposa. Il gusto del racconto che, comunque, Lina Wertmüller, ha sempre avuto sembra perduto, annacquato dal fasto scenografico e dall’insopportabile narrazione in voce off. Se l’idea era catturare una freschezza e una straniata ironia alla “Tom Jones”, è fallita: il film è noioso, ripetitivo, episodico, dove tutti i napoletani paiono caricature e la corte austriaca parla come Krantz di Germania. Insopportabile quando finge di aprire uno squarcio sulla politica “nera”, odioso nei grandangoli, posticcio dall’inizio alla fine.
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