Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Gli uomini di Schrader sono "afflitti" da un senso di colpa che non lascia intravedere vie di fuga. Essi procedono, arrancando, lungo la via, una via molto spesso lastricata di buone intenzioni che, inevitabilmente, conduce all'inferno. Wade Whitehouse ha un cognome troppo importante per i modesti talenti di cui è dotato e come ogni uomo di Schrader è seppellito sotto il peso delle proprie intenzioni. Abbandonato da tempo dalla consorte, che gli ha preferito un uomo più vecchio e posato, respinto dalla figlia, che vede nel padre il fallimento delle proprie aspettative di bimba, Wade ha collezionato un numero sufficiente di insuccessi personali e lavorativi da renderlo il classico perdente. Tirapiedi del sindaco in una sperduta località del New Hampshire dirige il traffico e si occupa della tanta neve da spalare. Nel paese morso dal freddo il manto nevoso nasconde gli scheletri e le paure di Wade. Il vecchio padre cinico e violento che l'ha riempito di botte fin da piccolo è, senz'ombra di dubbio, l'ombra più cupa, quella che gli ha segnato la vita.
Quando un incidente di caccia casusa la morte di un sindacalista, testimone ad un processo importante, Wade diventa sospettoso. La vicenda, poco chiara, sembra aprirgli lo spiraglio verso un successo professionale che gli permetta di seppellire, finalmente, i numerosi fallimenti del passato.
Sono abituato a fare il tifo per chi gareggia contro pronostico. Mi è facile simpatizzare per Wade nonostante i limiti evidenti di un carattere instabile e di una propensione alla violenza che ha radici nel rapporto travagliato con un padre molesto. Ma il tifo non basta. La testa di Wade è zeppa di questioni irrisolte come la necessità di un apprezzamento mai ricevuto o la cronica mancanza di stima che non aiuta a liberarsi dalla sottomissione paterna. Come ogni uomo di Schrader anche Wade Whitehouse prova a rimanere a galla in una provincia gretta e sorda alle problematiche dei più deboli.
Rispetto ad altri personaggi nati dalla penna del regista e sceneggiatore americano Whitehouse parte, però, in condizioni di estremo svantaggio non potendo annoverare alcuna freccia al suo arco: il fisico seducente di un gigolo, l'empatia di un pastore di anime, la mente acuta di un giocatore di carte. Il risultato della partita è dunque scontato. L'unica prospettiva è una sconfitta dolorosa che nemmeno l'amore di Margie riesce ad evitare. Lo squilibrio prodotto sulla psiche di Wade, dagli eventi che si susseguono (la morte e la vendetta), è il risultato, inappellabile, della partita. In fondo anche nel nome di Wade c'è l'ironia di un destino avverso fin dalla nascita. Il guado da attraversare è troppo scosceso e profondo per le deboli forze dell'uomo comune di Schrader.
Paul Schrader è un demiurgo che non nasconde il proprio risentimento per un'umanità sconfitta e senza cuore. Wade è uomo piccino, sacrificabile, che nelle mani del dio vendicatore può fungere da monito e restituirgli figli dediti all'alcool, alla droga, alle liti e alla sterile e un po' arcaica osservanza dei dogmi di una religione vuota.
Mascherato dal giallo di un'indagine poliziesca a cui Wade partecipa senza diritto ma con gran passione, il colore di "Affliction" è il bianco di una società che non ha nulla del candore dell'Eden, un bianco macchiato dal fumo acre di un falò purificatore, dal sangue degli omicidi e dal colore della pazzia se quest'ultima ne avesse effettivamente uno.
Paul Schrader, cinquantunenne e combattivo, non ha ancora perdonato i suoi simili e non concede loro alternativa alla perdita, alla solitudine, al rimorso. L'umanità in fondo non se lo merita e la vecchiaia, che attenua il dolore e la rabbia, è ancora abbastanza lontana perché il grande autore conceda, finalmente, ai suoi uomini l'assoluzione dalle colpe. (V.O.S.)
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