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Un comando di Navy Seals con a capo il tenace militare John Kelly (il muscolare Michael B. Jordan), riesce a salvare un agente della Cia preso in ostaggio in Siria.
Qualche mese dopo, uno ad uno i componenti di quella squadra vengono assassinati in agguati orchestrati con grande perizia ed organizzazione. Solo Kelly riesce a salvarsi, ma deve sopportare il dolore di perdere la moglie in stato di gravidanza avanzata, che muore al suo posto.
Accecato dalla sete di vendetta, il soldato vorrà impegnarsi in prima persona per scoprire cosa si cela dietro a tutti quei morti.
Si troverà a combattere una organizzazione russa, che agisce anche grazie all'appoggio di un diplomatico russo che il nostro agente scoverà e farà parare prima d assicurargli una fine coerente con il torto subito.
Finito in galera per l'episodio che rischia di incrinare i rapporti diplomatici tra le due superpotenze, Kelly verrà rimesso in attività per far parte di una nuova squadra speciale inviata proprio in territorio nemico per rintracciare il killer scampato alla notte dell'agguato a casa del nostro uomo.
Finirà per scoprire, assieme alla fidata e tenace Greer (Jodie Turner-Smith) e all'inizialmente ostico ed apparentemente complottista Ritter (un Jamie Bell dalla doppia pelle), che dietro quelle morti che gli hanno distrutto la famiglia, oltre che la sua squadra, si cela un complotto che include i poteri forti di entrambe le due nazioni rivali, includendo alte cariche come l'apparentemente inappuntabile Segretario alla Difesa Usa (interpretato dal sempre valido Guy Pearce). Un gioco pericoloso alla fine del quale l'identità del nostro soldato deve in qualche modo essere sacrificata per consentirgli di rifarsi un'esistenza sotto tutti i punti di vista.
Dall'omonimo romanzo del Tom Clancy famosissimo autore di spy-crimes già assai noto al cinema per le numerose trasposizioni delle missioni dell'indomabile Jack Ryan, il nostro professionale e ormai apprezzato internazionalmente Sergio Sollima trae un film ad altissimo tasso di adrenalina, che il bravo regista affronta con la collaudata verve di cui siamo ormai a conoscenza in molti.
E se la sceneggiatura gronda di situazioni inverosimili, ma ancor più insopportabili, forte di quella retorica incontrollata e a profusione che tanto inorgoglisce ed esalta (evidentemente) l'americano medio-abituale fruitore di tali prodotti action sofisticati e tecnicamente ineccepibili, ma fragili e scontati a livello narrativo e di costruzione dei singoli personaggi, non si può dire che, dal lato puramente visivo ed esteriore, la pellicola non funzioni: basta spegnere il cervello, evitare di soffermarsi troppo sui dialoghi che contraddistinguono le pause di riflessione, e cercare di digerire tutta la dinamica descrittiva del dolore che, anche stavolta secondo la tipica ricetta a stelle e strisce, irrobustisce e costringe ad andare avanti.
Abbandonandosi piuttosto completamente, o più che si può, alla forza delle scene e al ritmo compulsivo della lotta alla sopravvivenza; circostanza in cui il valore della direzione di Sollima riesce a conferire al prodotto una qualità tecnica degna di un grande autore che ha ben chiaro come giostrare scene d'azione anche complesse, tenendo il tempo con tagli e riprese davvero organizzate al meglio.
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