Regia di Paolo Geremei vedi scheda film
Antefatto: Donato, manager musicale, per un breve periodo – nella necessità di sfuggire a dei malavitosi – si era spacciato per prete aiutando don Dino in una piccola parrocchia di provincia. Giorni nostri: Donato è tornato a fare il suo consueto mestiere, quando riceve una chiamata da una diocesi del Trentino: l'amico don Dino se n'è andato e ha richiesto espressamente nel testamento che sia proprio Donato a occuparsi dei suoi fedeli.
Manca Maurizio Battista rispetto al primo capitolo Din Don – Una parrocchia in due (Claudio Norza, 2018), sostituito da Ivano Marescotti: più che degnamente, si capisce, ma l'intesa comica sgangherata tra Battista ed Enzo Salvi qui va... a farsi benedire, dato l'argomento del film. Una commediola da poco, si capisce, con intenti ridanciani semplici semplici e visibilmente confezionata senza troppi fronzoli per il piccolo schermo: nei limiti di tutto ciò, però, Din Don – Il ritorno fa il suo dovere. Nel cast ritornano Maurizio Mattioli, Giorgia Wurth e Adolfo Margiotta, mentre tra le altre new entry si possono citare Laura Torrisi e Marco Milano (il caratterista del 'mandi mandi' di Mai dire gol). Poche sorprese, tante risatine leggere leggere, una trama trasparente e uno scontatissimo lieto fine; la sceneggiatura di Luca Biglione da un soggetto di Bruno Frustaci non va granché per il sottile, ma date le circostanze non ci si potrebbe, né dovrebbe aspettare altro. 2,5/10.
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