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Nour

Regia di Maurizio Zaccaro vedi scheda film

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La recensione su Nour

di alan smithee
3 stelle

TFF 37 - FESTA MOBILE

La Nour del titolo è una bimba di dieci anni che è arrivata a Lampedusa come passeggera di fortuna di uno dei molti sbarchi terminati con un naufragio e molte morti innocenti.

Sola ed in cerca forsennata di ciò che resta dei propri affetti, la bimba verrà notata e presa in custodia dal solerte e umanissimo medico dell'isola, Pietro Bartolo, infaticabile nel gestire un'emergenza che non risulta avere mai fine e si presta invece a molte astute farneticazioni da parte di chi utilizza queste tragedie umanitarie per far fruttare i propri squallidi interessi economico-politici.

Cinema di stampo e concezione tipicamente televisiva, forte di tematiche forti su problematiche impellenti che rimangono all'ordine del giorno ed attuali nonostante il trascorrere dei mesi e, ormai, pure degli anni.

Uno scenario che alimenta inutili polemiche, squallide strumentalizzazioni, rimpalli di responsabilità tra burocrazie e stati che tendono a dimenticarsi di quanto sia impellente una soluzione per impedire altre ed ulteriori stragi di innocenti in fondo al mare.

Tutto santo e sacrosanto, ma il film si presenta come uno dei tanti scontati film-inchiesta in cui la presenza del carismatico e sin troppo inequivocabilmente accentratore Sergio Castellitto, invoca e richiama uno stile da televisione altamente standardizzato, buonista, con messaggio retorico annesso.

Circostanze tutte che non aiutano purtroppo in alcun modo a cogliere alcun segnale cinematografico di rilievo o impellente in grado di poter identificare come tale, ovvero come "cinema", un progetto che anche un altrove lodevole cineasta come Maurizio Zaccaro (di cui ho apprezzato i lodevoli sforzi degli esordi nei primi '90, dal bell'esordio di Dove comincia la notte a Kalkstein-La valle di pietra fino a Il carniere - passando per la godibile commedia Cervellini fritti impanati) avrebbe potuto aspirare, non fosse stato fagocitato da troppi anni da una Tv narrativamente così piatta che, pur in grado, in senso lato, di sostenere economicamente, spesso appiattisce a livello di stile e di ispirazione, oltre che di ambizione.      

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