Regia di Werner Herzog vedi scheda film
Bisogna riconoscere subito, prima di parlare di qualsiasi altra cosa, che senza lo sguardo allucinato e paranoico di Klaus Kinski questo film sarebbe solo un film qualsiasi, non brutto o mal fatto, ma nemmeno ciò che effettivamente è. Herzog conosceva (fin troppo) bene l'attore e non poteva certo farne a meno per una simile storia di discesa negli abissi della follia, probabilmente un copione che lo stesso Kinski avrebbe scelto immediatamente per sè. Eppure l'unico premio di un certo rilievo (a Cannes, 1979) andrà alla co-protagonista Eva Mattes. Tratto da un testo teatrale di Georg Buchner che a sua volta racconta una storia vera (quella dell'ultimo condannato a morte, 1824, a Lipsia), Woyzeck viene inoltre giustamente ricordato per la scena dell'omicidio, nel finale, al rallentatore, con musica classica di sottofondo: un momento immenso, all'interno però di un film - diciamo - piuttosto contenuto. Curiosità: esistevano già altri film sul soldato uxoricida per gelosia, uno dei quali italiano: tratto anch'esso da Buchner ed intitolato semplicemente con il cognome del protagonista, era uscito nel 1973 ed era opera di Giancarlo Cobelli. L'anti-epopea di Woyzeck è un breve sguardo all'infelice esistenza di un uomo sottomesso alla vita, schiavo di ufficiali superiori come soldato e schiavo degli eventi come uomo; girato in meno di tre settimane (ed appena conclusa la lavorazione di Nosferatu), è questo il terzo film del sodalizio Herzog/Kinski. Ne seguiranno altri due, Fitzcarraldo e Cobra verde. 6,5/10.
Il soldato Woyzeck, vessato dal proprio capitano e dal medico militare, trova consolazione solo nella bella moglie; quando però gli giunge voce di un possibile tradimento, Woyzeck perde la testa ed arriva all'omicidio...
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